Abusi sessuali online: l’Unione europea chiede l’intervento dei fornitori di servizi di comunicazione

L’Unione europea rafforza la lotta agli abusi sessuali e lo fa con l’applicazione di una deroga temporanea, operativa fino al 3 agosto 2024, all’articolo 5 della direttiva 2002/58/CE relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche (direttiva relativa alla vita privata e alle comunicazioni elettroniche). Grazie all’adozione del regolamento n. 2021/1232 è stata infatti introdotta una deroga temporanea a talune disposizioni della direttiva 2002/58/CE per quanto riguarda l’uso di tecnologie da parte dei fornitori di servizi di comunicazione interpersonale indipendenti dal numero per il trattamento di dati personali e di altro tipo ai fini della lotta contro gli abusi sessuali online sui minori (regolamento minori). In particolare, con il nuovo testo, l’Unione dà il via libera a misure temporanee e volontarie disposte dai fornitori di servizi per salvaguardare le vittime e per ridurre la disseminazione di contenuti online relativi ad abusi sessuali sui minori, favorendo l’individuazione degli autori di tali crimini. I fornitori di tecnologie per il trattamento di dati personali e di altro tipo potranno intervenire “nella misura necessaria a individuare gli abusi sessuali online sui minori sui propri servizi e segnalarli e a rimuovere materiale pedopornografico online dai propri servizi”, nel rispetto delle garanzie e delle condizioni stabilite nel regolamento (UE) 2016/679 (regolamento GDPR). A tutela delle persone colpite da queste misure, gli Stati dovranno prevedere procedure e meccanismi di ricorso adeguati per garantire che una persona possa presentare un reclamo ai fornitori e ottenere che i contenuti rimossi erroneamente siano reinseriti. I fornitori  dovranno assicurare che il materiale “che non sia stato precedentemente identificato come materiale pedopornografico online o adescamento di minori non sia segnalato alle autorità di contrasto o alle organizzazioni che agiscono nell’interesse pubblico contro gli abusi sessuali sui minori senza previa conferma umana”. Pertanto, sì all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, ma con la supervisione dell’essere umano. I fornitori dovrebbero avere già comunicato alla Commissione, tenendo conto che la scadenza era fissata per il 3 settembre 2021, “un elenco contenente i nomi delle organizzazioni che agiscono nell’interesse pubblico contro gli abusi sessuali sui minori a cui i fornitori segnalano abusi sessuali sui minori a norma del presente regolamento”. Spetta poi alla Commissione, entro il 3 ottobre 2021, pubblicare un elenco dei nomi di tali organizzazioni.

Nessun commento

Aggiungi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *