Parlamento Ue sugli investimenti internazionali. Allarme per la protezione dei combustibili fossili

Il Parlamento europeo ha adottato, il 23 giugno, la risoluzione sul futuro della politica dell’UE in materia di investimenti internazionali (P9_TA(2022)0268, Risoluzione). In particolare, gli eurodeputati hanno chiesto all’Unione di sostenere “il rafforzamento dei sistemi giuridici nazionali e dello Stato di diritto nei paesi partner mediante l’assistenza tecnica a livello dell’UE, il che garantirebbe un contesto favorevole per gli investimenti esteri affrontando nel contempo le disfunzioni sistemiche che hanno un impatto negativo sullo sviluppo sostenibile nei tali partner”. Inquadrata la competenza esclusiva dell’Unione europea in materia di investimenti diretti esteri, a differenza di quelli di portafoglio in cui la competenza è concorrente, il Parlamento ha chiesto un rafforzamento del  percorso di riforma della politica dell’UE in materia di investimenti internazionali e alla Commissione di elaborare una strategia dell’UE in materia di investimenti esteri “per incoraggiare e proteggere gli investimenti sostenibili in tutte le loro dimensioni, senza ricorrere necessariamente all’arbitrato investitore-Stato”. Necessario, altresì, un aggiornamento del modello di protezione degli investimenti, adottato nel 2015. Il Parlamento ha preso atto dell’aumento dei casi di risoluzione delle controversie investitore-Stato (investor-state dispute settlement – ISDS), anche nei confronti di Stati membri, che cresce ogni anno: il 15 % dei procedimenti avviati nel 2020 nei confronti di Stati membri – precisa il Parlamento – “erano controversie intra-UE”. Tra le misure richieste un’adeguata protezione degli investimenti all’estero delle imprese dell’UE e un intervento della Commissione “per garantire condizioni per gli investitori dell’UE all’estero che rispecchino il livello di apertura di cui godono gli investitori stranieri nell’UE, tenendo conto nel contempo del livello di sviluppo dei paesi terzi e della necessità di prevedere un trattamento differenziato”. Per quanto riguarda gli Stati membri che ancora non hanno predisposto un sistema di controllo, il Parlamento richiede di “istituire un meccanismo nazionale di controllo degli investimenti esteri diretti al fine di garantire l’efficacia della cooperazione europea”. Troppi i ritardi nella ratifica degli accordi internazionali in materia di investimenti (AII) dell’UE da parte degli Stati membri, ritardi che “allungano i tempi di sostituzione dei trattati bilaterali di investimento (TBI) con disposizioni trasparenti e moderne che forniscano uguale protezione a tutti gli investitori dell’UE nei paesi terzi”. Il Parlamento ha invitato  gli Stati membri a ratificare gli accordi in materia di investimenti conclusi dall’UE e quest’ultima “a collaborare con i paesi partner per riesaminare e migliorare costantemente i suoi AII, una volta entrati in vigore, secondo le linee sviluppate nella presente relazione; si attende che gli Stati membri garantiscano la coerenza degli AII con i valori e gli obiettivi dell’UE”. Allarme poi per la presenza di trattati bilaterali di investimento che ancora proteggono i combustibili fossili e di “norme di protezione eccessivamente ampie, requisiti deboli in materia di trasparenza e ISDS”, non in linea con la proposta dell’UE relativa a un tribunale multilaterale per gli investimenti.

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