Squadre investigative comuni sempre più efficaci

Sempre più centrali nella lotta al crimine transfrontaliero. Sono le squadre investigative comuni che, come risulta dal rapporto annuale presentato il 14 maggio 2020, sono uno strumento essenziale per combattere i reati transnazionali e per evitare ritardi che non permettono una risposta rapida alla commissione di illeciti (2020-03_3rd-JITs-Evaluation-Report_EN). Il rapporto, curato dal segretariato del network delle squadre investigative (istituite con la decisione quadro 2002/465/Gai, recepita in Italia con il decreto legislativo 15 febbraio 2016 n. 36), serve anche a fornire agli operatori informazioni pratiche per l’utilizzo di questo meccanismo e una guida per raggiungere i migliori risultati nella cooperazione. Un dato è certo: la comunicazione diretta tra il personale coinvolto è essenziale per una cooperazione efficiente. Spazio anche alle best practices che arrivano dai soggetti con maggiore familiarità nell’utilizzo delle squadre investigative e ai problemi che possono insorgere in relazione agli Stati terzi e all’attuazione di meccanismi basati sul mutuo riconoscimento come il mandato di arresto europeo.  Centrale il ruolo di Eurojust che fornisce assistenza e consulenza sin dalla fase preparatoria delle squadre investigative e, in particolare, nei casi in cui siano coinvolti Stati terzi. Nella fase operativa talune difficoltà derivano dalle scadenze obbligatorie per le indagini relative a ciascuno Stato, dal rifiuto dell’esecuzione dei mandati di arresto a causa delle condizioni di detenzione e dalle differenze dei requisiti giuridici per le udienze di vittime e testimoni.

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