Accesso alle professioni nello spazio Ue: ancora troppi ostacoli

Parte la valutazione sui sistemi di accesso alle professioni regolamentate voluta dalla Commissione europea. Un percorso a tappe che, nell’intenzione di Bruxelles, dovrebbe servire a individuare gli ostacoli esistenti – ancora troppi – in materia di accesso ad alcune professioni. La tabella di marcia è stata illustrata, il 2 ottobre,  dalla Commissione Ue nella Comunicazione sulla valutazione dei sistemi nazionali di accesso alle professioni (131002_communication_en), affiancata da un documento di lavoro sulla forma giuridica, le tariffe e la partecipazione in forma societaria che riguarda, però, solo veterinari, architetti, revisori contabili, consulenti fiscali e in materia di proprietà industriale (131002_report_en). Un dato è certo: ancora oggi, malgrado la direttiva 2005/36 sul riconoscimento delle qualifiche professionali e la 2006/123 sui servizi continuano ad esistere condizioni di accesso troppo restrittive che si traducono in ostacoli all’ingresso nel mondo delle professioni per giovani e professionisti provenienti da altri Stati membri.  Anche perché il numero delle professioni regolamentate varia troppo tra gli Stati membri: da 50 in alcuni Paesi a oltre 400 in altri, con una media di circa 157 professioni regolamentate per Stato. Questa la tabella di marcia che Bruxelles ha messo in campo, non per una deregulation nei sistemi di accesso, ma per l’affermazione di meccanismi improntati alla trasparenza e alla proporzionalità. Prima di tutto, gli Stati dovranno trasmettere l’elenco delle professioni regolamentate per aggiornare il database già esistente (http://ec.europa.eu/internal_market/qualifications/regprof/index.cfm?action=homepage). Partirà così uno screening accurato per l’individuazione delle restrizioni in entrata e una successiva valutazione sulla necessità e la proporzionalità delle misure volute sul piano nazionale. In primo piano, per Bruxelles, la valutazione d’impatto su tariffe, qualità e occupazione. Nella prima metà del 2014 la Commissione divulgherà uno studio sull’impatto economico. Nei due anni successivi, gli Stati dovranno procedere a una valutazione reciproca sui meccanismi di accesso. Entro aprile 2015 i Paesi membri presenteranno un piano d’azione con l’indicazione per ogni professione di meccanismi alternativi.

La Commissione riconosce che la regolamentazione nell’accesso alle professioni è necessaria per proteggere i consumatori, per ragioni di salute pubblica (il caso delle professioni sanitarie) o di tutela della parte debole come per i revisori contabili di una società che agiscono nell’interesse di piccoli azionisti, ma l’eccessiva regolamentazione crea una barriera nell’accesso di nuovi professionisti e rischia di provocare una distorsione del mercato, nonché un incremento delle tariffe che danneggia proprio gli utenti. La riduzione degli ostacoli all’ingresso – osserva la Commissione – avrebbe un effetto vantaggioso nel consentire un  incremento del numero dei professionisti facendo aumentare la concorrenza a vantaggio della qualità, anche sotto il profilo dell’innovazione e della modernizzazione. Da non trascurare, poi, i vantaggi nell’occupazione con la possibilità di una più forte mobilità e l’ingresso di più giovani tra i professionisti.

No tags 1 Comment 0
1 Risposta

Aggiungi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *