Accordo tra Italia e India sul trasferimento delle persone condannate

E’ forse il modo italiano di rispondere agli illeciti internazionali di cui l’Italia è vittima. Invece di reagire interrompendo le relazioni diplomatiche o economiche, di richiamare l’ambasciatore, etc., l’Italia sceglie una strada inusuale: firmare un accordo internazionale con lo Stato che l’ha offesa. E lo ha fatto con l’India, stipulando, il 10 agosto 2012, un accordo sul trasferimento delle persone condannate. Il 26 ottobre 2012 è stata poi adottata la legge n. 183 (LEGGE 26 ottobre 2012) con la quale l’Italia ha ratificato e dato esecuzione all’accordo. Adottato, come detto, proprio mentre la crisi provocata dall’arresto dei due ufficiali del Battaglione San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, raggiungeva il punto più alto, con la chiara volontà delle autorità indiane di affermare la propria giurisdizione e di mantenere agli arresti i due militari che svolgevano il proprio dovere per conto dello Stato italiano a bordo della nave Enrica Lexie.

L’accordo fissa le condizioni per il trasferimento di una persona condannata in uno dei due Stati per scontare la pena inflitta nell’altro Stato. In base al trattato, le autorità dello Stato ricevente devono eseguire la condanna «rispettando la natura e la durata della pena inflitta dalla sentenza dello Stato trasferente». Spetta poi a quest’ultimo Stato decidere sulle domande di revisione delle sentenze mentre, per quanto riguarda l’amnistia, la grazia e l’indulto deciderà ciascuno Stato sulla base delle proprie leggi dando comunicazione all’altro Stato.

Immaginiamo come finirà per i due militari che, ricordiamolo, erano a bordo della Enrica Lexie per un’attività di contrasto alla pirateria. L’incidente che ha provocato la morte di  due pescatori indiani, scambiati per pirati, è avvenuto in alto mare. Poi la strana decisione italiana (di chi, rimane un mistero) di far rientrare la nave nel porto indiano e addirittura di far scendere i militari, che si sono consegnati alle autorità indiane. Adesso, mentre da mesi i due militari sono lontani dalle proprie famiglie e agli arresti domiciliari, un accordo che però non serve a riportare subito a casa i militari.

Sulla ricostruzione della vicenda si veda il post del 9 marzo 2012 http://www.marinacastellaneta.it/nel-mare-internazionale-la-giurisdizione-allo-stato-della-bandiera.html

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