La pena di morte è un atto barbarico e inefficace

“Moving Away from the Death Penalty: Arguments, Trends and Perspectives”: è il titolo del volume curato dall’Alto Commissario Onu per i diritti umani e in particolare da Ivan Simonovic, che contiene i contributi di diversi autori (Moving-Away). Dal 1975 – si legge nel volume – la pena di morte è sensibilmente diminuita: in passato era utilizzata nel 92% degli Stati, mentre nel 2015 sono solo il 25% dei Paesi ad utilizzarla. A questo dato positivo, però, se ne affianca uno negativo ossia l’aumento, nel 2014, del 28% del numero di persone condannate. Eppure oltre ad essere una prassi barbarica, che non può essere giustificata da alcun interesse nazionale, la pena di morte risulta anche inefficace perché non ha un effetto deterrente sulla commissione dei reati e finisce per essere applicata soprattutto nei confronti delle fasce più povere, di minoranze e verso persone affette da disabilità mentale.

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Il volume è costituito da cinque capitoli: il primo è dedicato agli errori giudiziari, il secondo al cosiddetto mito della deterrenza, il terzo alla discriminazione con un’analisi comparata che mostra l’applicazione della pena di morte per le categorie più svantaggiate, il quarto ai valori che devono condurre a una moratoria definitiva della pena di morte, il quinto al trend e alle prospettive.

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