Extraordinary renditions: la CEDU rompe il silenzio degli Stati

Gli Stati che hanno contribuito e chiuso gli occhi dinanzi ai casi di extraordinary renditions sono responsabili di gravi violazioni dei diritti umani. E’ il principio affermato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, il primo organo giurisdizionale internazionale a pronunciarsi sulla prassi delle consegne straordinarie, che ha depositato la sua sentenza oggi, nel caso El-Masri contro Repubblica federale di Macedonia (ricorso n. 39630/09, AFFAIRE ELMASRI c. LEXREPUBLIQUE YOUGOSLAVE DE MACEDOINE). Nessun dubbio per la Grande Camera, il massimo organo giurisdizionale della Corte: lo Stato in causa ha violato la Convenzione e, in particolare, gli articoli 3 (divieto di trattamenti disumani e degradanti), 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare), 5 (diritto alla libertà e alla sicurezza), 13 (diritto alla tutela giurisdizionale effettiva). A provarlo, un elenco sterminato di rapporti, documenti, sentenze interne che la Grande Camera ha ricostruito minuziosamente.

Alla Corte si era rivolto un cittadino tedesco, di origine libanese che, nel 2003,  al confine tra Serbia ed ex Repubblica iugoslava di Macedonia era stato fermato dalla polizia e detenuto in un albergo, in isolamento per molti giorni, durante i quali era stato picchiato e torturato. Dopo diversi maltrattamenti era stato condotto in Afghanistan, nel centro della Cia “Salt Pit” a nord di Kabul. Solo nel 2004 era tornato in Germania. Di qui il ricorso alla Corte che ha dato ragione al ricorrente su tutta la linea. Prima di tutto, Strasburgo ha riconosciuto la propria giurisdizione nei confronti dell’ex Repubblica iugoslava di Macedonia, anche nella fase in cui le autorità nazionali avevano consegnato il ricorrente, nell’aeroporto di Skopje, nelle mani della Cia. Le torture erano avvenute alla presenza di ufficiali dello Stato, con la conseguenza che il Governo è responsabile degli atti compiuti da ufficiali stranieri. Così anche per la consegna del ricorrente che è stato esposto a tortura e trattamenti disumani e degradanti. Nessuna indagine poi sulla vicenda. Con una grave conseguenza perché – osserva la Corte – non solo la vittima ma anche le altre persone che hanno vissuto violazioni analoghe e la collettività hanno diritto di conoscere la verità sulle consegne straordinarie. Accertate le plurime violazioni della Convenzione, la Grande Camera ha condannato lo Stato a versare 60.000 euro per i danni non patrimoniali subiti da El-Masri.

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