Studio del Consiglio d’Europa sul giornalismo etico e i diritti umani

Evitare che alcuni comportamenti dei media mettano a rischio la libertà di espressione e intacchino l’esistenza del giornalismo investigativo. E’ il monito lanciato dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa,Thomas Hammerberg che, in una nota dell’8 novembre,  che accompagna il documento “Giornalismo etico e diritti umani” (https://wcd.coe.int/ViewDoc.jsp?id=1863637) accende i riflettori sul cattivo uso dei media nei casi in cui stampa e altri mezzi d’informazione si trasformano  in un megafono del potere o addirittura diffondano idee xenofobe incitando all’odio nei confronti di minoranze. Non solo. L’ambizione economica di alcuni editori può condurre a comportamenti illeciti come ha dimostrato il caso delle intercettazioni illegali messe in  atto in Inghilterra da giornali del gruppo Murdoch. Un rimedio – osserva Hammerberg – può arrivare dall’adozione di codici deontologici e dall’istituzione di una sorta di difensore civico che vigili sui comportamenti illeciti. La strada è, quindi, quella dell’autoregolamentazione e di codici etici condivisi in tutto il mondo, indispensabili soprattutto nella realtà attuale che, con la diffusione di blog e twitter, comporta che la diffusione delle informazioni avvenga anche tramite chi non è stato formato e non è pienamente cosciente delle proprie responsabilità. Il Commissario sottolinea che un ruolo importante è svolto dalle associazioni di categoria, ma anche i parlamenti nazionali dovrebbero intervenire per assicurare il pluralismo e impedire che venga lesa la libertà di espressione. Perché – chiarisce il Consiglio d’Europa – ogni limite alla libertà di espressione deve essere interpretato restrittivamente, definito in modo chiaro e previsto in una legge.

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