Sull’adozione delle coppie omosessuali la parola a Strasburgo

La questione dell’adozione da parte di coppie omosessuali arriva all’attenzione della Corte europea dei diritti dell’uomo che, il 30 agosto 2010 (Gas e Dubois contro Francia, ricorso n. 25951/07 http://cmiskp.echr.coe.int/tkp197/view.asp?item=1&portal=hbkm&action=html&highlight=&sessionid=59287499&skin=hudoc-fr), ha dichiarato ammissibile un ricorso contro la Francia presentato da due cittadine francesi conviventi dal 1989. Una donna aveva avuto un figlio ricorrendo alla fecondazione assistita, con un donatore anonimo, in Belgio e l’altra donna aveva presentato un’istanza di adozione che le autorità francesi avevano respinto. Di qui il ricorso a Strasburgo che ha dichiarato ammissibile il ricorso, riservandosi di decidere nel merito. Respinte le eccezioni di irricevibilità del Governo d’oltralpe: per la Corte, è vero che la coppia non aveva presentato un ricorso in cassazione dopo il verdetto negativo sull’adozione della Corte d’appello, ma poiché dalla prassi interna si desume che non vi era alcuna possibilità di successo si può ritenere che è stata rispettata la regola del previo esaurimento dei ricorsi interni. Giusto poi il ricorso in base all’articolo 8 della Convenzione dei diritti dell’uomo che riconosce il diritto al rispetto alla vita privata e familiare. Per la Corte, infatti, la nozione di famiglia inclusa in tale norma non si riferisce soltanto a quella fondata sul matrimonio, ma comprende anche i legami familiari de facto e quindi il ricorso delle donne, anche sotto il profilo della violazione dell’articolo 14 che vieta ogni discriminazione, è ricevibile

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