Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite pone il sigillo dell’ONU sul piano di pace di Donald Trump e fa finta di credere che così si possa arrivare a una pace duratura, dimenticando la questione della statualità della Palestina e dell’occupazione dei territori. Con la risoluzione 2803 adottata il 18 novembre 2025, con 13 voti a favore e due astenuti (Russia e Cina), il Consiglio recepisce quanto voluto da Trump nella Dichiarazione per la pace e la prosperità duratura del 13 ottobre quasi incoronandolo come Premio Nobel (risoluzione; meeting vote).
Nella risoluzione non è richiamato il capitolo VII della Carta e la base giuridica della risoluzione, ma si chiede l’attuazione nella sua totalità del piano globale e si accoglie con favore il “Board of Peace”, intesa come amministrazione transitoria dotata di personalità giuridica internazionale fino a quando l’Autorità Nazionale palestinese non completerà il programma prendendo il controllo della Striscia di Gaza. Poi il Consiglio prospetta l’avvio di “un percorso credibile verso l’autodeterminazione e lo Stato palestinese”. Gli Stati sono autorizzati a “prendere le disposizioni necessarie per raggiungere gli obiettivi del piano globale” e poi tutte le misure necessarie per eseguire il mandato. Per gli obiettivi, si richiede la ricostruzione della Striscia di Gaza, la fornitura dei servizi pubblici e l’assistenza umanitaria a Gaza, bloccata da due anni, blocco che, nella visione del Consiglio, sembra non avere un responsabile, nonché misure per agevolare la circolazione delle persone in entrata e in uscita da Gaza. Gli Stati, insieme al Board of Peace, procederanno a istituire una Forza internazionale di stabilizzazione temporanea a Gaza, sotto il controllo unificato che dovrà essere approvato dal Board e che dovrà agire in stretta collaborazione con l’Egitto e Israele, con il compito di disarmare Hamas e formare la polizia palestinese. Individuato anche un obbligo per Israele ossia il ritiro da Gaza con accordi concordati di cui saranno garanti gli Stati Uniti, “save for a security perimeter presence that will remain until Gaza is properly secure from any resurgent terror threat”.
Il Board rimarrà in carica fino al 31 dicembre 2027 e sarà tenuto a presentare rapporti annuali al Consiglio di sicurezza.
Nessun cenno ai crimini commessi, con buona pace dell’attività della Corte penale internazionale. La Cina si è astenuta per il limitatissimo coinvolgimento della Palestina a differenza di quanto generalmente accade nella gestione della fase post-conflitto.
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