Rule of law: adottato il sesto rapporto annuale. L’Italia ferma sulle riforme a tutela dei giornalisti

 La Commissione europea ha pubblicato la sesta relazione annuale sullo Stato di diritto che permette di fare il punto sulla situazione del rispetto della rule of law negli Stati membri (COM rule of law). Certo, ormai sembra più un rito che uno strumento in grado di portare a un effettivo miglioramento della situazione tenendo conto che poi la Commissione fa molto poco per rimuovere le violazioni e le criticità presenti negli Stati, pur rappresentando, in ogni caso, un’occasione per vedere, nero su bianco, come anche nel contesto Ue la situazione della democrazia e del rispetto dei diritti umani sia tutt’altro che positiva. Nella Comunicazione presentata l’8 luglio, accompagnata da un’analisi dei singoli Stati ( (rule of law country chapter – raccomandazioni, rule of law – Stati – institutional), la Commissione vede comunque rosa perché ritiene che i Paesi membri abbiano attuato importanti riforme nel settore della giustizia, della lotta alla corruzione, nella libertà dei media e nel bilanciamento dei poteri istituzionali, dando seguito a numerose raccomandazioni incluse nel rapporto del 2024. Per quanto riguarda i sistemi giudiziari, la Commissione afferma che vi è stato un rafforzamento dell’indipendenza dei consigli superiori della magistratura, nell’attribuzione di garanzie supplementari per la nomina dei giudici e l’autonomia dei pubblici ministeri, con risultati positivi per la qualità e l’efficienza dei sistemi giudiziari. Tuttavia, in alcuni Paesi permangono criticità così come, malgrado i progressi, nei quattro Paesi che aspirano a entrare nell’Ue ossia Albania, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia vi sono ancora sicuri margini di miglioramento. Per la lotta alla corruzione, la Commissione osserva che alcuni Stati hanno aumentato le risorse destinate alle autorità di contrasto, ma in via generale ritiene che siano necessari altri interventi per la prevenzione, la trasparenza nelle attività di lobbying e in materia di conflitto di interessi. I Paesi dell’allargamento hanno migliorato il quadro giuridico e istituzionale, ma devono mettere a punto gli interventi nel campo delle indagini e dell’azione penale. Pagina dolente la libertà e il pluralismo dei media, pure centrali nella realizzazione dello Stato di diritto. Tuttavia, la Commissione guarda con favore ai Paesi membri che stanno predisponendo riforme per garantire l’indipendenza dei media e del servizio pubblico. Da migliorare le tutele nei confronti dei giornalisti, la trasparenza della proprietà e l’assegnazione della pubblicità statale. Ancora alta, nei Paesi dell’allargamento, la politicizzazione dei media. Nel campo del bilanciamento dei poteri, la Commissione chiede il superamento della frammentarietà e dei continui cambiamenti nel quadro normativo. Per quanto riguarda la dimensione del mercato unico, la Commissione evidenzia l’incidenza delle evoluzioni nei quattro pilastri al centro della relazione sullo Stato di diritto sul mercato interno anche per gli effetti sugli investimenti e sulle attività imprenditoriali.

Per quanto riguarda l’Italia, la Commissione, nel capitolo sulla situazione dello Stato di diritto in Italia (SWD(2025)912, rapporto Italia), ha sottolineato che sono state adottate norme rilevanti, ma rimangono gravi problemi come la durata dei procedimenti e resta ancora ferma l’adozione di un’istituzione nazionale indipendente per i diritti umani. Inoltre, talune nuove norme come la legge in materia di sicurezza per combattere il terrorismo e la criminalità organizzata destano preoccupazione anche per le restrizioni all’esercizio di libertà fondamentali. La Commissione, inoltre, sul fronte della libertà dei media ha rilevato che nessun progresso è stato realizzato nel portare avanti la riforma legislativa in materia di diffamazione e sul fronte del segreto professionale e delle fonti giornalistiche. Anche quest’anno, la Commissione europea ha espresso dubbi sul decreto legislativo n. 188/2021 (riforma Cartabia) proprio per i limiti all’accesso alle informazioni sui procedimenti penali opposti ai giornalisti, situazione tra l’altro aggravata con la riforma Nordio (legge n. 114/2024) e l’emendamento Costa. Destano preoccupazioni, inoltre, i casi di minacce e intimidazioni nei confronti dei giornalisti che arrivano anche dal continuo utilizzo di SLAPP, ossia di azioni giudiziarie abusive, avviate da politici e membri del Governo contro i giornalisti. Nel 2025 poi una new entry con lo spionaggio a danno dei giornalisti attraverso Paragon, sul quale il Governo non fa ancora chiarezza.

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