Mandato di arresto europeo e indagini: no alla consegna per mere finalità investigative

No all’utilizzo del mandato di arresto europeo per finalità investigative. È la Corte di Cassazione, sezione feriale penale, a stabilirlo con la sentenza n. 34815 depositata il 9 agosto, con la quale la Suprema Corte ha accolto il ricorso di una cittadina italiana nei confronti della quale la Pretura di Monaco di Baviera aveva emesso un mandato di arresto (34815). La Corte di appello di Cagliari aveva dato il via libera alla consegna a condizione che, dopo essere stata processata, la donna fosse rinviata in Italia per scontare la pena. Per la Suprema Corte, tuttavia, nel provvedimento delle autorità tedesche era specificato che la donna sarebbe stata sottoposta a una misura cautelare per il reato di truffa senza dettagli sulle ragioni alla base della misura detentiva. Dal provvedimento, inoltre, sembrava che la custodia cautelare fosse giustificata unicamente da esigenze investigative e ciò – chiarisce la Cassazione – è in contrasto con la decisione quadro 2002/584/GAI sul mandato di arresto (recepita con legge n. 69/2005) definito come una decisione emessa ai fini dell’esercizio di un’azione penale o dell’esecuzione di una pena o di una misura di sicurezza privativa della libertà, non contemplando, invece, “un mandato di arresto strumentale ad esigenze meramente investigative”. Lo strumento coercitivo – prosegue la Cassazione – non può essere utilizzato per finalità investigative. È vero che, in alcune occasioni, la stessa Cassazione ha autorizzato la consegna per consentire l’assunzione di un interrogatorio o per fini investigativi, ma tali atti istruttori erano “specificamente individuati, determinati ab origine, e non assolutamente indeterminati, come nel caso di specie”. Inoltre, va considerato anche che è stata adottata la direttiva 2014/41/UE relativa all’ordine europeo di indagine penale e, quindi, le autorità tedesche avrebbero dovuto applicare un atto della cooperazione giudiziaria penale diverso rispetto al mandato di arresto europeo. Così, la Cassazione ha accolto il ricorso della donna e ha annullato la sentenza della Corte di appello di Cagliari chiedendo un nuovo giudizio “previa acquisizione delle informazioni integrative” indicate dalla stessa Cassazione.

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