La Corte suprema olandese ordina al Ministro della giustizia di procedere, entro sei settimane, a una nuova valutazione della licenza per l’esportazione di componenti degli aerei F-35 in Israele, tenendo conto del rischio che potrebbe derivare da possibili violazioni del diritto internazionale umanitario. È quanto deciso con la sentenza depositata il 3 ottobre (qui la pronuncia in olandese https://uitspraken.rechtspraak.nl/details?id=ECLI:NL:HR:2025:1435).
Al centro della vicenda la controversia sulla possibilità di esportare o far transitare dai Paesi Bassi verso Israele dei componenti degli aerei da combattimento F-35, classificati come beni militari e quindi sottoposti a un meccanismo di licenza governativa. Nel 2016, il Ministro del Commercio estero e dell’esportazione aveva adottato una licenza permanente dando il via libera all’esportazione anche verso Tel Aviv. Tuttavia, tali misure erano state contestate in particolare dopo gli attacchi nella Striscia di Gaza perpetrati da Israele come risposta all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Una risposta che ha causato una strage tra la popolazione civile di Gaza, con la commissione di atti genocidari nei confronti del gruppo di palestinesi della Striscia di Gaza. L’organizzazione non governativa Oxfam Novi e altri avevano così adito i giudici olandesi chiedendo la cessazione dell’esportazione e del transito di componenti per gli F-35. In un primo tempo, le richieste erano state respinte, ma il verdetto era stato ribaltato in appello con la sentenza del 12 febbraio 2024. I giudici di secondo grado avevano stabilito, infatti, che l’esportazione e il transito dovessero cessare immediatamente. Il Governo ha impugnato la pronuncia dinanzi alla Corte suprema. L’Avvocato generale aveva adottato un parere consultivo il 29 novembre 2024 chiedendo alla Corte suprema di confermare la pronuncia dei giudici di appello. Ma così non è stato.
Nella sentenza del 3 ottobre, la Corte suprema ribadisce che l’Olanda è tenuta a rispettare gli obblighi internazionali e a impedire che, con l’esportazione di armi e di componenti militari, altri Stati possano perpetuare violazioni del diritto internazionale umanitario. Giusto, quindi, ordinare il riesame delle licenze, ma spetta al Ministro competente agire nel rispetto dei regolamenti UE e del Trattato sul commercio di armi, adottato dall’Assemblea Generale dell’ONU il 2 aprile 2013, entrato in vigore il 24 dicembre 2014, in base al quale gli Stati sono tenuti a rifiutare le autorizzazioni nel caso in cui l’esportazione possa portare alla commissione o facilitazione di gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, nonché atti di genocidio. In presenza di rischi di violazioni, quindi, è il Governo stesso a dover procedere a una rivalutazione tenendo conto delle regole esistenti. Pertanto, poiché ad avviso della Corte Suprema, non spettava alla Corte di appello valutare autonomamente l’esistenza di un chiaro rischio di violazioni del diritto internazionale umanitario, ma al Governo, la sentenza della Camera di appello è stata annullata con la necessità che la rivalutazione sia effettuata dal Governo, il quale dovrà procedere entro sei settimane tenendo conto che, a causa dell’annullamento della sentenza di appello, la licenza è stata sostanzialmente ripristinata.
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