Giustizia climatica e diritti dell’uomo: la Corte interamericana adotta il parere consultivo sul clima

Gli Stati hanno l’obbligo, in base al diritto internazionale, di proteggere le generazioni presenti e future dagli impatti procurati dai cambiamenti climatici e di adottare misure effettive e urgenti per garantire la riduzione di gas ad effetto serra, oltre a cooperare con gli altri Stati e fronteggiare la disinformazione climatica. Lo ha affermato la Corte interamericana dei diritti dell’uomo nell’articolato parere consultivo su emergenza climatica e diritti dell’uomo del 29 maggio e reso pubblico il 3 luglio 2025 (parere n. 32, qui il testo in spagnolo corte-idh-emergencia-climtica-y-derechos-humanos-interpretac_es. A breve dovrebbe essere disponibile una traduzione in inglese).

La richiesta di parere era arrivata da Cile e Colombia nel 2023 e il provvedimento della Corte interamericana, per quanto in sé non vincolante, ha un peso rilevante in particolare laddove afferma che esiste un obbligo internazionale di astenersi dal causare danni irreversibili all’ambiente e al clima e che gli Stati sono tenuti a impedire inquinamenti che compromettano il diritto a un ambiente sano (configurato come diritto dell’uomo), con una particolare attenzione alle categorie più vulnerabili. 

Nel parere, la Corte, oltre a interpretare le norme della Convenzione interamericana sui diritti dell’uomo, ha compiuto un’analisi sul diritto internazionale e sui numerosi trattati esistenti in materia di ambiente e clima e ha affermato che, in base alla Convenzione, esiste un diritto dell’uomo all’ambiente salubre precisando, per la prima volta, che tale diritto include quello a un clima stabile ed equilibrato. La Corte ha chiarito altresì l’esistenza dell’obbligo di preservare l’ecosistema che è essenziale per garantire la realizzazione degli altri diritti fondamentali (par. 291), precisando che l’obbligo di prevenire danni irreversibili all’ambiente e al sistema climatico ha natura imperativa, con la conseguenza che l’obbligo di protezione dell’ambiente è da considerare come norma imperativa del diritto internazionale. La Corte ha anche evidenziato gli obblighi delle imprese e degli Stati sul cui territorio dette imprese svolgono le attività dannose per il clima.

Prima della Corte interamericana, è stato il Tribunale internazionale sul diritto del mare, il 21 maggio 2024, ad adottare un parere sul clima (parere n. 31). Sono intanto attesi il parere della Corte internazionale di giustizia (si veda il post https://www.marinacastellaneta.it/blog/clima-boom-di-interventi-alla-corte-internazionale-di-giustizia-sul-parere-del-clima-manca-litalia.html) e quello (con tempi di attesa molto più lunghi) della Corte africana dei diritti dell’uomo e dei popoli la cui richiesta è stata depositata il 2 maggio 2025. 

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