L’intelligenza artificiale generativa, ormai diffusa su larga scala, accanto a indiscutibili vantaggi pone nuove questioni giuridiche ed è in grado di minare talune regole fissate dall’Unione europea. Questo riguarda in particolare la normativa sul diritto d’autore. Per individuare i rischi e gli interventi necessari per assicurare il rispetto delle norme Ue in materia di copyright ed evitare rischi strutturali per il futuro della creatività in Europa, la commissione giuridica del Parlamento europeo – Dipartimento per la giustizia, le libertà civili e gli affari istituzionali – ha pubblicato uno studio intitolato “Generative AI and Copyright”, redatto da Nicola Lucchi, docente dell’Università di Pompeu Fabra di Barcellona (Generative AI and copyright).
Lo studio è articolato in quattro capitoli: illustrate le questioni e il quadro normativo codificato a livello Ue, sono analizzate le problematiche sollevate dall’utilizzo di materiale protetto dal diritto d’autore per addestrare i sistemi di intelligenza artificiale, partendo dalla direttiva (UE) 2019/790 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 aprile 2019, sul diritto d’autore e sui diritti connessi nel mercato unico digitale e che modifica le direttive 96/9/CE e 2001/29/CE. Un approfondimento è dedicato al procedimento dinanzi alla Corte di giustizia dell’Unione europea relativo alla causa C-250/25 che, grazie al rinvio pregiudiziale dei giudici ungheresi, porterà a importanti chiarimenti partendo dal quesito sollevato che riguarda la visualizzazione nelle risposte di un chatbot basato su un modello linguistico di grandi dimensioni (LLM) di un testo parzialmente identico al contenuto del sito web di un giornale che poi porta al libero utilizzo di questo contenuto.
L’analisi dele questioni giuridiche sul fronte degli input è seguita da quella relativa agli output a cui segue la parte conclusiva dedicata alle raccomandazioni per garantire il rispetto del diritto d’autore nel contesto dell’intelligenza artificiale generativa.
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