Il Dipartimento per l’esecuzione delle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo ha divulgato uno studio sul ruolo delle autorità locali nella fase di attuazione effettiva delle sentenze della Corte di Strasburgo (local). In diverse occasioni, i ricorsi alla Corte sono proposti a seguito di originarie violazioni di provvedimenti delle autorità locali (si vedano, ad esempio, le pronunce in materia di espropriazione) ed è quindi essenziale che le autorità locali e regionali promuovano l’attuazione delle sentenze e siano in grado di rimuovere, in via definitiva, le cause delle violazioni. Nel documento sono analizzati gli esempi positivi con al centro le azioni intraprese e la valutazione da parte del Comitato dei ministri arrivando così a fornire un elenco di buone prassi in cui le autorità locali hanno raggiunto l’obiettivo di rispettare il dettato delle sentenze a vantaggio del pieno rispetto dei diritti convenzionali.
Il testo è diviso in paragrafi nei quali sono affrontati specifici temi quali i diritti dei bambini e dei genitori, la violenza domestica, il diritto alla libertà di associazione e di riunione, la libertà di religione, le questioni legate ai fenomeni migratori, i diritti di proprietà, le questioni relative alla salute pubblica, con una particolare attenzione alle questioni ambientali, all’ordine pubblico, ai diritti dei rom.
Ogni sezione si sofferma su alcuni principi affermati dalla Corte europea e sull’esame dei successivi interventi statali, come raccolti dal Comitato dei Ministri. Per l’Italia, è ricordato il caso Di Sarno e altri (ricorso n. 30765/08, sentenza del 10 aprile 2012) con la risoluzione del Comitato dei Ministri (CM(ResDH(2025)33) in cui è stato centrale l’intervento delle autorità regionali per predisporre una strategia che portasse alla rimozione dei “rifiuti storici” e un programma per impedire nuove situazioni emergenziali. Così, è riportata la sentenza Grande Oriente d’Italia Palazzo Giustiniani contro Italia (ricorso n. 35972/97, del 12 dicembre 2001, con la risoluzione CM/ResDH(2010)173) che ha portato il Consiglio regionale delle Marche ad approvare una nuova legge per eliminare l’obbligo per i candidati a cariche pubbliche di dichiarare espressamente di non essere membri di tali associazioni massoniche per potersi candidare.
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