Consiglio d’Europa: adottata la Convenzione sulla protezione dell’ambiente attraverso il diritto penale e la Strategia a lungo termine sull’ambiente

Il Consiglio d’Europa rafforza la sua azione nel campo della protezione dell’ambiente. E lo fa con un duplice intervento: l’adozione della Convenzione sulla protezione dell’ambiente attraverso il diritto penale (CM(2025)52-final) e la Strategia a lungo termine in materia ambientale (Strategia ambiente) che si propone di indirizzare gli Stati verso il riconoscimento esplicito di un diritto umano all’ambiente negli ordinamenti interni. I due testi sono stati adottati nella riunione del Comitato dei ministri del 14 maggio 2025. L’obiettivo è comune: arrivare a costruire un quadro regolatorio condiviso dagli Stati del Consiglio d’Europa per garantire la protezione ambientale.

Per quanto riguarda la Convenzione, accompagnata dal rapporto esplicativo (CM(2025)52-addfinal), la scelta del Comitato è quella di portare gli Stati a prevedere reati nel proprio ordinamento e assicurare che coloro che commettono reati ambientali siano puniti. Un primo tentativo era stato fatto con la Convenzione n. 172 del 1998 del Consiglio d’Europa sulla protezione dell’ambiente attraverso il diritto penale che, però, è da annoverare tra i fallimenti del Consiglio visto che è stata ratificata solo dall’Estonia.  Il nuovo testo è costituito da 58 articoli: una parte è dedicata al diritto penale sostanziale con l’individuazione dei reati e delle sanzioni, nonché delle misure preventive che gli Stati dovranno adottare, un’altra agli aspetti legati alla giurisdizione con i criteri per l’individuazione del giudice competente e per risolvere talune questioni di carattere procedurale, con un apposito focus sulla cooperazione tra Stati. Il testo prevede anche la responsabilità delle persone giuridiche (articolo 34). Inoltre, per quanto attiene ai reati, sono individuati talune particolari categorie di reati particolarmente gravi, condotti con intenzionalità e in presenza di danni di ampia portata e di lunga durata (sezione 7, Articolo 31), finalizzati a causare un grave inquinamento che potrebbero rientrare nella nozione di ecocidio. Per l’entrata in vigore è richiesta la ratifica di 10 Stati di cui almeno 8 del Consiglio d’Europa.

Il secondo atto adottato nella riunione di Lussemburgo del 14 maggio, è la Strategia a lungo termine in materia ambientale. Se certo il Consiglio d’Europa non è la prima organizzazione ad occuparsene, possiamo rilevare che è però la prima volta che si utilizzano i diritti umani come strumento per accelerare la protezione dell’ambiente e la lotta all’inquinamento. Sono proprio i diritti umani, lo Stato di diritto e la governance democratica a costituire il filo conduttore dei principi fissati nella Strategia, che è accompagnata da un articolato piano operativo e che fa tesoro della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo.

Il Comitato dei Ministri ha individuato cinque obiettivi strategici finalizzati a fronteggiare i cambiamenti climatici, l’inquinamento e la perdita della biodiversità, oltre a puntare a migliorare l’effettiva attuazione delle convenzioni già adottate al fine di proteggere gli ecosistemi, la fauna selvatica e il paesaggio. In particolare, nella Strategia sono elencati, come elementi essenziali per interventi funzionali ad arrivare a un’effettiva tutela dell’ambiente: 1) l’integrazione dei diritti umani nelle politiche ambientali (e viceversa); 2) il rafforzamento della governance democratica in campo ambientale; 3) il supporto e la tutela degli attivisti che hanno come fine la tutela ambientale e quella dei diritti umani, nonché dei whistleblowers; 4) la prevenzione e la punizione nel caso di crimini ambientali; 5) la protezione della fauna, degli ecosistemi, degli habitat e del paesaggio. 

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