Adottata la dichiarazione di Izmir sul futuro della CEDU

La Corte europea dei diritti dell’uomo guarda al futuro e lo fa mettendo a punto gli strumenti necessari a rendere l’organo giurisdizionale di Strasburgo più incisivo sul piano interno, stabilendo però limiti per evitare che venga snaturata la sua funzione. In particolare, come emerso nella Dichiarazione finale adottata il 27 aprile 2011 a Izmir nel corso della Conferenza sul futuro della Corte europea (http://www.coe.int/t/dghl/standardsetting/conferenceizmir/Declaration%20Izmir%20E.pdf), sono ormai troppi i ricorsi per l’applicazione di misure provvisorie in materia di immigrazione che rischiano di trasformare la Corte in una sorta di organo giurisdizionale di quarto grado in questo settore. Gli Stati, quindi, devono migliorare l’attuazione della Convenzione sul piano interno, secondo l’interpretazione fornita da Strasburgo. I nodi verranno al pettine alla fine del 2011 quando i 47 Stati parti alla Convenzione europea presenteranno i rapporti nazionali sull’attuazione effettiva delle misure previste a Interlaken. Intanto, nella Dichiarazione di Izmir, è stato chiesto al Comitato dei ministri di valutare la possibilità di prevedere un sistema che consenta alle Corti supreme di chiedere pareri alla Corte europea dei diritti dell’uomo sull’interpretazione della Convenzione.

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