Il divieto di saluto fascista è in linea con le norme internazionali

Il saluto romano e il coro “presente” nel corso di una manifestazione pubblica contrasta con i valori fondamentali dell’ordinamento democratico. Giusto, quindi, prevedere una sanzione per coloro che commettono tali atti. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, prima sezione penale, con sentenza depositata il 12 settembre (37577_09_14) che ha respinto il ricorso di due manifestanti condannati per le espressioni e i segni utilizzati, evocativi del partito fascista. I due condannati avevano impugnato il provvedimento della Corte di appello dinanzi alla Cassazione considerando la normativa italiana sanzionatoria prevista dall’art. 11 delle legge n. 152 del 1975 (che ha modificato la n. 645 del 1952) del tutto conforme ai principi costituzionali. Esclusa anche un’eventuale violazione dell’articolo 117 della Costituzione e delle norme internazionali richiamate. Tanto più – osserva la Cassazione – che sul piano internazionale sono vietati atti e manifestazioni esteriori pericolose per la democrazia. In tale direzione, la Cassazione ricorda sia la Convenzione per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale ratificata dall’Italia con legge n. 654 del 1975, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo che ammette restrizioni al diritto alla libertà di espressione per salvaguardare le istituzioni democratiche, nonché la Carta di Nizza dell’Unione europea.

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