Intelligence e diritti umani in uno studio dell’Agenzia Ue per i diritti fondamentali

 Le misure di sorveglianza e i servizi di intelligence funzionali a garantire la sicurezza nazionale devono essere in linea con la tutela dei diritti umani. Alla prova dei fatti, però, non sempre ciò avviene. E’ quanto risulta dalla seconda relazione su “Sorveglianza da parte dei servizi di intelligence: garanzie dei diritti fondamentali e mezzi di ricorso nell’Unione europea” adottata il 23 ottobre dall’Agenzia europea per i diritti fondamentali (fra-2017-surveillance-intelligence-services-vol-2_en).

Gli Stati membri – scrive l’Agenzia Ue – hanno riformato le norme sulla sorveglianza nel segno della trasparenza, ma è necessario adottare controlli più efficaci per assicurare il pieno rispetto dei diritti fondamentali, con particolare riguardo alla protezione dei dati e alla privacy. Non solo. Nel rapporto è evidenziato che, troppo di frequente, la magistratura, le commissioni parlamentari e gli altri organismi competenti, che pure hanno un ruolo centrale nella supervisione delle attività di intelligence, incontrano ostacoli nello svolgimento delle proprie funzioni e questo anche per l’assenza di fondi. L’Agenzia chiede, quindi, un rafforzamento degli enti di controllo che devono essere indipendenti e avere adeguati poteri per svolgere il proprio compito. Ancora poca, poi, la cooperazione internazionale tra i servizi di intelligence e troppe le difficoltà per le vittime di violazioni nell’attivazione di meccanismi giurisdizionali.

La nuova relazione è un aggiornamento di quella presentata su richiesta del Parlamento europeo nel 2015.

 

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