La Cedu condanna la Russia per i desaparacidos in Cecenia

Le donne cecene cercano giustizia. E provano a rompere il silenzio che ormai le circonda seguendo la strada per Strasburgo. E’ rimasta solo la Corte europea dei diritti dell’uomo a fare luce sulle sparizioni forzate di tanti giovani ceceni. Un’intera generazione. Ragazzi di appena 20 anni che padri, madri, giovani mogli hanno visto scomparire dalle proprie case nel cuore della notte. O per strada alla luce del giorno. Senza nessun colpevole. Anche oggi, da Strasburgo, sono arrivate due nuove condanne alla Russia (caso Dudarovy contro Russia, ricorso n. 5382/07 http://cmiskp.echr.coe.int/tkp197/view.asp?item=18&portal=hbkm&action=html&highlight=&sessionid=66344637&skin=hudoc-en, e Nasukahnovy contro Russia, ricorso n. 1572/07, http://cmiskp.echr.coe.int/tkp197/view.asp?item=17&portal=hbkm&action=html&highlight=&sessionid=66344637&skin=hudoc-en) per violazione dell’articolo 2 della Convenzione europea che riconosce il diritto alla vita, dell’articolo 3 che vieta i trattamenti disumani e degradanti, dell’articolo 5 sul diritto alla libertà personale e dell’articolo 13 che assicura il diritto alla tutela giurisdizionale effettiva. Tre giovani erano scomparsi dopo essere stati prelevati, nel 2002, da uomini in uniforme, dalle proprie case in Cecenia. Poi il solito scenario e la solita drammatica trafila: richiesta di notizie alle autorità, nessuna risposta, apertura di inchieste farsa.  Dopo qualche giorno erano stati trovati i cadaveri di due giovani. Nessuna giustizia sul piano interno. Di qui il ricorso a Strasburgo che ha condannato la Russia anche per violazione dell’articolo 2. La circostanza che gli uomini piombati nelle case dei ricorrenti avessero oltrepassato tutti i posti di blocco senza essere mai fermati, malgrado il coprifuoco, che avessero viaggiato su un veicolo militare, ha portato la Corte a concludere che si trattava di agenti dello Stato che conducevano operazioni speciali di sicurezza. La Russia, poi, non ha svolto alcuna indagine effettiva.

La Corte ha concesso 60.000 euro ai ricorrenti del caso Dudarovy e 100.000  a quelli del caso Nasukhanovy per i danni morali subiti. Poca cosa. Molto più importante è che, almeno grazie alla Corte, si rimuove il silenzio su fatti su cui nessun altro organo internazionale prova a fare luce.

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