Necessario fare luce sui casi di tortura e sulle extraordinary renditions: lo chiede l’Onu agli Stati Uniti

Abusi nell’utilizzo del segreto di Stato e ampio impiego dell’immunità per sottrarsi all’accertamento delle responsabilità. Profonda preoccupazione per l’utilizzo delle extraordinary renditions che di per sé costituiscono una violazione della Convenzione contro la tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti adottata a New York il 10 dicembre 1984. E’ quanto denuncia il Comitato Onu contro la tortura nel rapporto conclusivo sul monitoraggio dell’attuazione della Convenzione negli Stati Uniti, diffuso al termine della 53esima sessione terminata il 28 novembre (INT_CAT_COC_USA_18893_E). Molti i motivi di preoccupazione per il Comitato che, tuttavia, segnala alcuni passi avanti grazie a talune iniziative del Presidente Obama e alcune pronunce della Corte suprema che ha condotto all’applicazione dell’habeas corpus ai detenuti stranieri a Guantanamo. Tra gli atti di Obama, la dichiarazione sull’applicazione della Convenzione anche in tempo di guerra e la qualificazione, da parte dello stesso Presidente Obama, di alcune tecniche di interrogatorio come tortura. Il Comitato contesta agli Stati Uniti l’assenza di un reato specifico di tortura nella legislazione federale e il mantenimento di alcune riserve e dichiarazioni interpretative alla Convenzione contrarie all’oggetto e allo scopo del Trattato. Gli Stati Uniti – scrive il Comitato – sono tenuti ad applicare la Convenzione in ogni luogo sottoposto alla propria giurisdizione, inclusi i territori in cui è in corso un’occupazione militare e in cui operano le forze di peacekeeping. Resta il buco nero di Guantanamo: solo 33 dei 148 detenuti sono stati condotti dinanzi a un giudice o dinanzi a una commissione militare. Così come sono poche le indagini sui casi di tortura commessi da funzionari pubblici e sulle extraordinary renditions, con una scarsa collaborazione per fare luce sulle vicende che hanno coinvolto l’amministrazione Bush e agenti della Cia anche in altri Stati. Il Comitato chiede poi di vietare tecniche come il waterboarding e l’eccessivo utilizzo dei tasers. Non mancano critiche sul fronte dell’immigrazione soprattutto perché le forme di espulsione immediata impediscono un reale accertamento sui requisiti per la concessione dell’asilo. Il Comitato ha anche chiesto una moratoria per la pena di morte.

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