Olaf: divulgato il rapporto annuale

Continua l’aumento progressivo di segnalazioni sulle frodi che arriva sui tavoli dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf), guidato dall’italiano Giovanni Kessler. Dal bilancio annuale sull’attività d’indagine, contenuta nel rapporto diffuso il 2 giugno (olaf_report_2014_en), con riferimento all’anno 2014, risulta che l’Olaf ha ricevuto 1.417 segnalazioni relative a possibili frodi al bilancio dell’Unione. Un numero mai raggiunto dall’inizio della sua attività. Che non ha portato a un rallentamento nell’esame dei casi che avviene in tempi rapidi (in media 2 mesi) e che porta alla decisione se aprire o no un fascicolo. Le indagini avviate dall’Olaf nel 2014 sono state 234, con un incremento dell’attività del 60% rispetto al 2012, anno di avvio della riorganizzazione dell’organismo antifrode. Sono state 250 le indagini concluse (293 nel 2013), con una durata di 21 mesi (nel 2013 21,8 mesi), la più breve da oltre cinque anni a questa parte. Le raccomandazioni trasmesse alle autorità nazionali per il successivo avvio di indagini finanziarie, giudiziarie e amministrative o disciplinari sono state ben 397 (353 nel 2013), con richieste di recupero pari a 910 milioni di euro che dovrebbero essere restituiti all’Unione europea. Per quanto riguarda le segnalazioni 959 sono arrivate da privati e 458 dal settore pubblico. Quelle targate Italia sono state 7 provenienti dal settore pubblico e 35 dai privati (dalla Romania 73, 54 dalla Bulgaria, dalla Spagna 52, dallo Polonia 50). L’Italia, dal 2007 al 2014, ha ricevuto ben 61 raccomandazioni, preceduta solo dalla Romania a quota 89. A seguito delle raccomandazioni inviate dall’Olaf le autorità nazionali hanno emesso 32 atti di accusa e archiviato 9 casi. In pratica il 78% delle raccomandazioni dell’Olaf indirizzate all’Italia si è trasformato in un rinvio a giudizio, a fronte della media del 53% e punte di eccellenza di alcuni Paesi, come la Svezia, pari al 100%.

L’attività di frode agli interessi finanziari dell’Unione colpisce, primo tra tutti, il settore dei fondi strutturali (153), con un evidente danno nel raggiungimento dell’obiettivo di migliorare la situazione delle regioni più povere. Seguono gli aiuti esterni (79), i fondi per l’agricoltura (60), le attività doganali e del commercio (56), le spese centralizzate (46), lo staff dell’Unione (43), la contraffazione di sigarette e di merci (21) e i nuovi strumenti finanziari (13).

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