Parità di genere nei consigli di amministrazione: sì dell’europarlamento

Il Parlamento europeo, in seduta plenaria, ha approvato il testo della direttiva riguardante il miglioramento dell’equilibrio di genere fra gli amministratori delle società quotate e relative misure (anche nota come direttiva “Women on Boards”). Un passo avanti, quindi, con l’adozione della risoluzione legislativa degli europarlamentari (P9_TA(2022)0393, risoluzione) che potrebbe permettere di concludere l’iter della seconda lettura previsto per la procedura legislativa ordinaria, in tempi brevi, dopo lunghi anni di gestazione. Era il 2012 quando la Commissione aveva presentato la sua proposta bocciata dal Consiglio. Adesso si aprono, però, concrete possibilità di approvazione, tenendo conto che il Consiglio ha già dato il suo sì il 17 ottobre 2022 (Consiglio), per provare ad arrivare all’entrata in vigore della nuova disciplina entro luglio 2026. L’obiettivo è incrementare la presenza delle donne, in particolare in ruoli decisionali, all’interno delle società quotate nell’Unione europea: entro la fine di giugno 2026 dovrebbe essere assicurato alle donne il 40% dei posti di amministratore senza incarichi esecutivi e il 33% di tutti i posti di amministratore attribuiti al sesso sottorappresentato. In questa direzione, le società destinatarie delle nuove regole dovranno fornire annualmente informazioni sulla rappresentazione di genere nei consigli di amministrazione. Saranno previste anche sanzioni effettive, dissuasive e proporzionate per le società non a norma, con la possibilità, per gli organi giudiziari, di sciogliere i consigli di amministrazione che violano le regole. Sono escluse dalle nuove disposizioni le piccole e medie imprese con meno di 250 dipendenti.

Resta da vedere se le misure saranno sufficienti a colmare un gap che, malgrado le tante parole, non è stato seguito da fatti. Basti pensare che oggi le donne nelle più grandi società quotate sono solo il 30,6% (media UE), con differenze significative tra gli Stati, con la Francia che fa meglio di tutti con una percentuale del 45,3%, seguita da Italia (35,7) e dai Paesi Bassi, mentre restano in coda Paesi come Cipro fermo all’8,5% (qui i dati https://eige.europa.eu/gender-statistics/dgs/indicator/wmidm_bus_bus__wmid_comp_compbm/datatable).

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