Personale ATA: condanna all’Italia da Strasburgo

L’adozione di una norma di interpretazione autentica di un testo dopo molti anni, con una prospettazione diversa da quella sostenuta dalla Corte di cassazione, che lede i diritti dei dipendenti cancellando l’anzianità di servizio costituisce una violazione della Convenzione europea. La Corte di Strasburgo ha bocciato, con la sentenza De Rosa e altri contro Italia (AFFAIRE DE ROSA ET AUTRES c. ITALIE ) depositata oggi, la finanziaria 2006 che aveva introdotto un’interpretazione autentica dell’articolo 8 della legge n. 124 del 1999 che, di fatto, aveva privato alcuni dipendenti della provincia di Milano poi passati sotto il Ministero dell’istruzione dell’anzianità di servizio. La pronuncia della Corte s’inserisce in una questione controversa alla quale hanno preso parte la Corte costituzionale, la Corte di giustizia Ue e la stessa Corte europea dei diritti dell’uomo. Per Strasburgo, l’intervento legislativo che ha regolato in maniera retroattiva determinate situazioni aveva l’unico fine di salvare l’economia dello Stato anche limitando i ricorsi giurisdizionali, con una violazione dell’articolo 6, par. 1 della Convenzione europea (equo processo). Il Governo non ha così convinto la Corte europea. Debole la difesa italiana secondo la quale la legge serviva a evitare discriminazioni tra dipendenti statali e dipendenti provenienti dagli enti locali. La sentenza costa cara all’Italia che dovrà versare a ogni ricorrente un risarcimento per i danni materiali (seppure non superiore a 1.600 euro), oltre a corrispondere gli importi per le spese processuali. Respinta invece la richiesta dei ricorrenti per i danni non patrimoniali.

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