Rapporto dell’Agenzia Ue per i diritti fondamentali sul riconoscimento facciale – EU Agency Report on Facial Recognition Technology and Human Rights

La tecnologia è indispensabile per la lotta al crimine, ma le autorità nazionali devono vigilare affinché i diritti umani non siano compromessi. Da ultimo, si è diffuso l’uso della tecnologia sul riconoscimento facciale che ha numerosi vantaggi, anche per la lotta al terrorismo, ma che presenta molti rischi per l’impatto sui diritti dell’uomo tanto più che questa tecnologia è per lo più fornita da società private. Per fornire un aiuto agli Stati e, soprattutto, per garantire il pieno rispetto dei diritti dell’uomo, l’Agenzia europea per i diritti fondamentali ha pubblicato uno studio su “Facial Recognition Technology: fundamental rights considerations in the context of law enforcement” (fra-2019-). Per l’Agenzia Ue, le autorità nazionali devono procedere all’adozione di un quadro normativo chiaro e dettagliato, per fare in modo che il trattamento delle immagini e dei dati biometrici avvenga quando strettamente necessario, senza andare al di là degli obiettivi perseguiti. In particolare, l’Agenzia ha lanciato l’allarme sul trattamento delle immagini ai fini dell’identificazione, attività che può entrare in conflitto con la tutela dei diritti fondamentali. Pertanto, questa tecnologia – che crea un profondo squilibrio tra potere dello Stato e individui – dovrebbe essere utilizzata in ipotesi eccezionali, come nei casi della lotta al terrorismo o per individuare le persone scomparse. Nessun dubbio, per l’Agenzia Ue, che l’utilizzo di strumenti di riconoscimento facciale durante le dimostrazioni pubbliche possa creare un chilling effect impedendo l’esercizio del diritto alla libertà di riunione e di associazione. Senza dimenticare il margine di errore, considerando che gli algoritmi non danno risultati certi. 

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