Stato di esecuzione delle sentenze di Strasburgo in Italia: aumentano le azioni di rivalsa

Parte con un’analisi preliminare dell’attività della Corte europea dei diritti dell’uomo la relazione annuale presentata a gennaio 2022 relativa all’esecuzione, nel 2020, delle pronunce della Corte europea dei diritti dell’uomo nei confronti dello Stato italiano (relazione annuale). La relazione è stata adottata in linea – al netto dei ritardi – con quanto previsto dalla legge 9 gennaio 2006 n. 12, che permette al Parlamento di avere un quadro sulle inadempienze dell’Italia e sulla necessità di modifiche legislative alle quali, però, non sempre si dà seguito. Nella Relazione redatta dal Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio dei ministri (ufficio contenzioso, per la consulenza giuridica e per i rapporti con la Corte europea dei diritti dell’uomo) sono esaminati diversi profili. Dopo l’analisi del contenzioso dinanzi alla Corte, si passa all’esame della posizione italiana che mostra una stabilità nel contenzioso pari al 6% del totale dei casi pendenti a Strasburgo (al 31 dicembre 2020), con un incremento rispetto al 2019 (da 3.071 casi si è passati a 3.469). Tra i casi pendenti, di particolare rilievo, nella relazione presentata nel 2022, si segnalano i ricorsi in materia di applicazione di misure di sicurezza detentive nei confronti di soggetti affetti da infermità psichica, con l’Italia che ha presentato proposte di regolamento amichevole; quelli in materia di diritto al rispetto della vita privata e familiare con particolare riguardo alla bi-genitorialità e all’incapacità italiana di assicurare, in alcuni casi, il diritto di visita di un genitore; i ricorsi sulla tutela dell’ambiente dopo il caso Ilva, Cordella e altri contro Italia (sentenza del 24 gennaio 2019); quelli con al centro i diritti dei migranti; i sempreverdi ricorsi in materia di durata del processo e sull’ineffettività dei rimedi offerti dalla legge Pinto.

Per quanto riguarda le azioni di rivalsa, nel 2020, le azioni sono arrivate a 11 contro le 6 del 2019, con una restituzione della somma di 368.224,03 euro rispetto a 1.682.476,10 dell’importo dovuto dalle amministrazioni locali. Alcuni comuni, inoltre, hanno chiesto di rimodulare il piano di rateizzazione per esigenze legate all’emergenza sanitaria dovuta al COVID-19. La parte finale della prima sezione della relazione contiene un monitoraggio sullo stato di esecuzione delle sentenze, anche con riguardo agli anni precedenti. La seconda parte del documento, invece, tiene conto dell’incidenza della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo nell’attività della Corte costituzionale e della Corte di Cassazione.

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