Sono circa 8mila le indagini transfrontaliere sottoposte all’attenzione di Eurojust da parte delle autorità inquirenti degli Stati membri. Segno che l’Agenzia per la cooperazione giudiziaria dell’Unione europea, con sede all’Aja, è ormai centrale nei casi di criminalità transfrontaliera e che gli Stati hanno fiducia nel sistema, soprattutto per la soluzione di casi complessi tant’è che il 2019 segna un più 17% rispetto al 2018. Lo scrive Eurojust nella relazione annuale presentata ad aprile 2020 e relativa all’attività nell’anno precedente (AR2019_IT), nella quale sono indicati i risultati raggiunti che hanno portato al congelamento di circa 2 miliardi di euro di beni appartenenti alla criminalità, di 2,8 miliardi di euro di sostanze stupefacenti e all’arresto di circa 2.700 indagati. Inoltre, Eurojust ha risposto a 1.100 richieste urgenti di cooperazione arrivate dalle autorità nazionali: la maggior parte dei casi ha riguardato reati economici come frode, evasione fiscale, riciclaggio e corruzione. Si aggiungono anche i crimini ambientali e quelli che colpiscono la proprietà intellettuale. Balzo in avanti per le azioni legate alla lotta al cybercrime (con 246 casi, di cui 125 nuovi, a fronte dei 219 del 2018), alla tratta di esseri umani (399 nel 2019, 344 nel 2018), alla truffa e alla frode (2.260), al riciclaggio del denaro (1.259 nel 2019, 1.044 nel 2018). Sono partite anche nuove iniziative per la lotta al terrorismo con l’istituzione, il 1° settembre 2019, del registro giudiziario antiterrorismo. Tra le varie operazioni condotte da Eurojust quella Carpatos con azioni simultanee avviate da Romania, Spagna, Francia, Italia, Ungheria e Portogallo che ha portato allo smantellamento di un gruppo criminale organizzato coinvolto in attività di pesca illegali, evasione fiscale e riciclaggio di denaro. L’Italia, nel 2019, ha avviato con il suo ufficio nazionale 374 casi, preceduta solo dalla Germania a quota 383.
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