Applicazione negli Stati Uniti del diritto internazionale: pubblicato il Digesto sulla prassi. Elogi per la Corte penale internazionale prima del mandato di arresto nei confronti del Primo ministro israeliano

Il Dipartimento di Stato ha pubblicato la nuova edizione del Digesto contenente la prassi negli Stati Uniti sull’applicazione del diritto internazionale (curato da Tiffany Holloman) con riferimento alle attività nel 2023 (Digest). Il volume mantiene intatta una struttura ormai consolidata che vede un’analisi degli interventi legislativi e giurisdizionali in tutti gli ambiti, dalle questioni relative alla cittadinanza a quelle proprie del diritto internazionale penale, dall’applicazione delle regole sul diritto pattizio ai diritti umani e all’immunità. Il capitolo VII è dedicato ai rapporti con le organizzazioni internazionali e il capitolo X alle immunità, con un approfondimento del Foreign Sovereign Immunities Act. Le guerre in corso hanno poi condotto a un’applicazione rafforzata delle sanzioni con particolare riguardo alla Russia ed è così approfondito l’esame dell’Executive Order n. 14024 e n. 14114.  

Spazio anche alle questioni internazionalprivatistiche: il capitolo XV è interamente dedicato a questo campo, con approfondimenti sul diritto di famiglia. 

Sul fronte dei rapporti con la Corte penale internazionale, nel documento appare con chiarezza la posizione del Dipartimento di Stato nei confronti della Corte dell’Aja che varia a seconda dei soggetti indagati o nei confronti dei quali sono stati emessi mandati di arresto. Così, nel Digesto 2023 non mancano complimenti all’operato della procura per gli sviluppi nelle indagini in Darfur e in Venezuela, così come per l’emissione dei mandati di arresto nei confronti di Putin e Belova, finanche arrivando a dichiarare che gli Stati Uniti avrebbero collaborato con la Corte per dare attuazione ai mandati di arresto. In particolare, si sottolinea che “Twenty-five years on since the signing of the Rome Statute, the ICC’s activities in situations around the world underscore its important role as a key element of the global architecture for accountability – and a reminder of the imperative for justice, even when it may take time to achieve”. Quadro cambiato, evidentemente, dopo l’emissione dei mandati di arresto nei confronti del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Dagli Usa, infatti, senza bisogno del contributo di Trump, arrivano le sanzioni contro i funzionari della Procura della Corte.  In particolare, è stato approvato, il 13 gennaio 2025, l'”Illegitimate Court Counteraction Act” (Bill), con il fine di imporre “sanctions with respect to the International Criminal Court engaged in any effort to investigate, arrest, detain, or prosecute any protected person of the United States and its allies”, sanzioni che colpiranno anche chiunque collabori con la Corte, sul modello della legge Helms-Burton. Un’evidente prova che la posizione degli Stati Uniti nei confronti della Corte non dipende dai diversi Presidenti, ma unicamente dai destinatari dei provvedimenti della Corte.

Nessun commento

Aggiungi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *