Attività della CEDU: ecco i dati del 2013

L’Italia guadagna il secondo posto nella classifica degli Stati che hanno il maggior numero di casi pendenti dinanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo (il 14,4% del totale). Preceduta solo dalla Russia che grava sul carico di lavoro della Corte di Strasburgo con il 16,8% dei ricorsi. Lo dicono le cifre snocciolate nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte europea illustrate, il 31 gennaio, dal Presidente Dean Spielmann (Annual_report_2013_prov_ENG).

43959_01_1381_2014-01-31Al 31 dicembre 2013, nel complesso, risultavano pendenti 99.000 casi. Un miglioramento rispetto al carico di lavoro e all’arretrato passato. Basti pensare che nel 2011 era stata raggiunta quota 160.000 casi. Maggiore rapidità poi nelle decisioni anche grazie al buon funzionamento del sistema messo in atto con il Protocollo n. 14 e, in particolare, all’attività del giudice unico. Per quanto riguarda le violazioni della Convenzione, il numero più alto di condanne è stato della Russia (119), seguita dalla Turchia (118), Romania (83), Ucraina (65), Ungheria (40), Italia (34 a fronte delle 36 condanne del 2012) e Grecia (32). Per quanto riguarda l’Italia, tra le altre, 16 condanne hanno riguardato l’irragionevole durata dei processi, 13 violazioni del diritto di proprietà, 7 l’equità del processo.

In totale la Corte europea ha reso 900 sentenze (1.093 nel 2012) e 1.100 decisioni (Stats_analysis_2013_ENG).

L’Italia dall’inizio dell’attività della Corte ossia dal 1959 al 2013 ha subito 1.721 sentenze di condanna, preceduta in questa classifica solo dalla Turchia con 2.639 accertamenti di almeno una violazione di una norma convenzionale.

Si veda, per i dati relativi al 2012, il post http://www.marinacastellaneta.it/blog/relazione-annuale-sullattivita-della-cedu-aumentano-i-ricorsi-ma-anche-le-decisioni-di-irricevibilita.html

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