Bruxelles pubblica il rapporto sullo stato di attuazione del diritto Ue negli Stati membri

L’Italia svetta nella classifica per le procedure d’infrazione avviate dalla Commissione europea nel 2015  come risulta dalla relazione annuale sullo stato di attuazione del diritto Ue nel 2015, divulgata dalla Commissione europea il 15 luglio (com_2016_463_en). In totale, tra recepimenti non corretti e attuazione tardiva, l’Italia conta 89 procedure, tallonata dalla Germania a quota 88, dalla Spagna (83), dalla Grecia (82) e dalla Francia (79). Seguono gli altri, con la Croazia che fa meglio di tutti (21). In via generale, con riguardo all’insieme dei 28 Stati membri, le procedure d’infrazione avviate dalla Commissione europea nel 2015 sono state 1.368 a fronte delle 1.775 nel 2011, seppure in leggero aumento rispetto al 2014 (1.347). La sostanziale diminuzione rispetto al 2011 è dovuta all’introduzione di nuovi sistemi di dialogo che permettono una soluzione – come ha scritto la Commissione Ue – “in fase precoce” attraverso la procedura EU Pilot che, in effetti, anche in Italia porta a rimedi più immediati nell’ambito della legge europea.

Per l’Italia, in ogni caso, malgrado il primato in classifica, il dato è identico al 2014, con un miglioramento della situazione per i ritardi di recepimento che nel 2015, con riferimento ai nuovi casi, arrivano a quota 18 a fronte dei 22 del 2014 e ai 73 del 2011. Una tendenza che si riscontra anche per gli altri Stati: la stessa Commissione europea ha segnalato un trend generale nel miglioramento dei tempi di attuazione. Ma tempestività non vuol dire qualità e correttezza nel recepimento. Ed infatti, scomponendo il dato italiano riferito al complesso dei casi di infrazione, 20 hanno al centro il recepimento tardivo (qui l’Italia fa meglio della Germania a quota 24) e 69 le infrazioni per il recepimento non corretto o applicazione errata di norme Ue. Cartellino rosso per l’Italia, quindi, soprattutto per la qualità del recepimento: la Commissione Ue, infatti, ha valutato l’applicazione effettiva individuando, malgrado la formale attuazione, lacune e mancata corrispondenza alle direttive. Proprio per valutare la qualità del recepimento nel campo strategico del mercato interno e il livello di ottemperanza nel sostegno a cittadini e imprese sugli strumenti Ue, la Commissione ha adottato, per monitorare la performance degli Stati membri, un sistema di cartellini verdi (buono), gialli (medio) e rossi (inferiori alla media dei 28). L’Italia ha 2 cartellini rossi per il settore degli appalti e delle qualifiche professionali, 4 gialli nel commercio di beni e servizi, nel sistema Solvit, nell’IMI (internal market information). Verde per il progetto la “tua Europa” e gli investimenti esteri diretti.

Per le procedure EU-Pilot, nel 2015, in totale, Bruxelles ha aperto 881 nuovi dossier (1.208 nel 2014), con l’Italia a quota 68 per i nuovi casi (128 nel 2014) e con un miglioramento della percentuale di soluzione pari al 76% (media europea 75%). Per quanto riguarda le segnalazioni, sono state 3.450 (3.715 nel 2014), con l’Italia destinataria del numero più alto di segnalazioni (637, erano 475 nel 2014), seguita dalla Spagna (342) e dalla Germania (274).

Dal punto di vista oggettivo, nel complesso, le procedure di infrazione hanno colpito soprattutto nel settore dell’ambiente (276) e dei trasporti (241). Segue il campo della stabilità finanziaria, servizi finanziari e capitali (172), mercato interno (129), migrazione e affari interni (109), fiscalità e dogane (108), giustizia e consumatori (80), occupazione (75), energia (73), reti di comunicazione (31), salute e sicurezza alimentare (5) e poi il resto (49). La Commissione, inoltre, grazie al nuovo sistema di sanzioni introdotto con il Trattato di Lisbona ha iniziato un’azione di “tolleranza zero” verso i recepimenti tardivi chiedendo alla Corte Ue, in sei casi, l’immediata applicazione di sanzioni nei confronti di Germania, Grecia, Lussemburgo, Slovenia e Polonia, senza attendere la prima pronuncia di Lussemburgo. Sul fronte dell’esecuzione delle sentenze della Corte Ue, l’Italia nel 2015 è stata condannata (causa C-653/13, 16 luglio 2015) per non aver attuato una sentenza del 2010 sui rifiuti in Campania (C-297/08), con una consequenziale penalità di 120mila euro per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione della pronuncia e una somma forfettaria di 20 milioni di euro. Stesso copione per il mancato recupero degli aiuti di Stato concessi tra il 1995 e il 1997 ad aziende di Venezia e Chioggia, malgrado una sentenza del 2011. Di qui una nuova condanna (C-367/14) e l’obbligo di versare una somma forfettaria di 30 milioni di euro e una penalità di 12 milioni per ogni sei mesi di ritardo.

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