Documenti di viaggio russi rilasciati nelle zone occupate in Ucraina e in Georgia respinti dall’Unione europea

Non bastano le sanzioni economiche disposte come risposta all’annessione illegale della Repubblica autonoma di Crimea e della città di Sebastopoli da parte della Federazione russa nel 2014 e all’aggressione militare “non provocata e ingiustificata” del 2022 sempre da parte della Russia. L’Unione europea, con la decisione 2022/2512 adottata dal Parlamento Ue e dal Consiglio il 14 dicembre 2022 relativa alla non accettazione dei documenti di viaggio della Federazione russa rilasciati in Ucraina e Georgia, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea il 21 dicembre 2022, serie L 326 (documenti di viaggio Russia), fa un passo avanti e prova a garantire una politica comune dei visti e un approccio comune ai controlli nei casi di aggressione a un Paese, pur senza pregiudicare la competenza degli Stati membri sul riconoscimento dei documenti di viaggio.

Con la decisione 2022/2512, l’Unione ha stabilito che i documenti di viaggio della Federazione russa rilasciati “nelle regioni o nei territori in Ucraina che sono occupati dalla Federazione russa o nei territori separatisti in Georgia che al momento dell’entrata in vigore della presente decisione non sono sotto il controllo del governo georgiano, o a persone ivi residenti”, non sono accettati come documenti di viaggio validi per il rilascio di un visto secondo il regolamento n. 810/2009 e per l’attraversamento delle frontiere secondo il regolamento n. 2016/399. La decisione, all’articolo 2, dispone alcuni casi in cui il documento di viaggio russo può essere accettato. Si tratta dell’ipotesi in cui il titolare era cittadino russo prima della data indicata nell’atto di esecuzione o se il titolare è un discendente di tale cittadino russo o se il titolare era un minore o una persona incapace al momento del rilascio del documento di viaggio. Se, dal punto di vista pratico, è difficile testare i risultati positivi di questo divieto, dal punto di vista del contrasto all’aggressione la decisione indica la volontà dell’Unione di impedire qualsiasi forma di riconoscimento, diretto o indiretto, ad acquisizioni territoriali effettuate in violazione del divieto dell’uso della forza.

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