Giustizia e media: un parere del Consiglio consultivo dei procuratori europei

Il Consiglio Consultivo dei Procuratori Europei (CCPE) ha approvato, nel corso della riunione di Yerevan del 9 ottobre, un parere che ha al centro le relazioni tra procuratori e media. Il testo del parere n. 3 (Human Rights and Rule of Law – Consultative Council of European Prosecutors (CCPE) – Opinion No. 8 (2013) of the CCPE on relations between Prosecutors and the Media) è nel segno del raggiungimento di un giusto equilibrio tra il bisogno di garantire l’indipendenza e l’imparzialità della giustizia e quello di consentire il diritto della stampa di fornire informazioni di interesse generale per permettere la realizzazione del diritto della collettività di ricevere notizie anche su fatti scottanti. Tenendo conto, naturalmente, del diritto delle vittime a un’adeguata tutela e di quello degli imputati alla presunzione d’innocenza. Nelle raccomandazioni allegate, articolate in 11 punti, sono codificati i principi già affermati dalla Corte europea dei diritti dell’uomo che dovrebbero essere seguiti dal legislatore nazionale per evitare di incorrere in  condanne da Strasburgo che non ha mai condiviso una proibizione assoluta sulla diffusione di notizie di interesse generale anche quando le indagini sono in corso e non ha mai aderito a una limitazione assoluta del diritto alla libertà di espressione dei magistrati. Tanto più che la Corte europea ha affermato chiaramente che il diritto alla libertà di espressione assicurato dall’articolo 10 della Convenzione dei diritti dell’uomo deve essere esteso anche ai luoghi di lavoro. E questo vale anche per coloro che appartengono al sistema giudiziario. Il testo passa adesso al Comitato dei Ministri per l’approvazione.

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