La Corte penale internazionale va avanti con i procedimenti per i crimini commessi in Kenya

La Corte penale internazionale ha respinto l’appello presentato dal Kenya contro la decisione della Pre-Trial Chamber del 30 maggio 2011 con la quale era stato dato il via al procedimento contro alcuni imputati accusati di crimini contro l’umanità commessi durante le violenze in Kenya nel 2007-2008, dopo le elezioni.

Con la sentenza del 30 agosto 2011 (ICC-01/09-02/11, http://www.icc-cpi.int/iccdocs/doc/doc1223134.pdf) la Camera d’appello non solo ha confermato le conclusioni dei giudici di primo grado, ma ha anche fornito importanti precisazioni sul rapporto tra Corte penale internazionale e tribunali interni, chiarendo la corretta interpretazione della nozione di complementarietà e la responsabilità primaria degli Stati nell’esercizio della giurisdizione per crimini. Per la Camera, il Kenya non ha dimostrato che dinanzi alle proprie autorità inquirenti era in corso un’indagine riguardante non solo gli stessi fatti, ma anche le stesse persone, con ciò escludendo la possibilità che la Corte penale si potesse privare dell’esercizio della giurisdizione a vantaggio dei tribunali nazionali. E’ vero che, in base all’art. 17 dello Statuto un caso deve essere dichiarato improcedibile se sulla stessa vicenda è in corso un’indagine o un processo dinanzi a uno Stato che ha la giurisdizione, ma ciò soltanto nei casi di identità di persone e fatti.

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