La lotta al terrorismo sacrifica il rispetto dei diritti umani. Allarme dal Consiglio d’Europa.

Un uso eccessivo del segreto di Stato che in molte occasioni è servito a coprire abusi, gravi violazioni dei diritti umani ed episodi di tortura. Con due buchi neri che pesano sulla comunità internazionale come macigni: le detenzioni di presunti terroristi in prigioni segrete della Cia, accompagnate dalla pratica delle extraordinary renditions e le blacklist del Consiglio di sicurezza e dell’Unione europea. Che non hanno esitato a sacrificare le regole del diritto per la lotta al terrorismo. Con risultati tutti da verificare. Ancora una volta, prova a sensibilizzare Governi e opinione pubblica, il relatore speciale Dick Marty che ha consegnato all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa il Rapporto sull’abuso del segreto di Stato e della sicurezza nazionale, mettendo in risalto le difficoltà dei parlamenti di vari Stati a ottenere informazioni su pratiche non corrette (State secrecy_MartyE). L’Assemblea parlamentare, il 7 settembre, ha adottato un progetto di risoluzione, che difficilmente sposterà le posizioni dei Governi coinvolti che non vogliono portare alla luce e fare chiarezza su molti episodi oscuri. Solo la magistratura ci ha provato: in Italia con il caso Abu Omar e in Germania, le cui autorità giudiziarie si sono però dovute fermare di fronte alla scarsa collaborazione delle autorità Usa. Un’eredità dell’11 settembre 2001 che dopo dieci anni dovrebbe essere rimossa.

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