Parere dell’Agenzia Ue sui diritti fondamentali sulla situazione negli hotspots – FRA Opinion on fundamental rights in the hotspots

L’Agenzia europea dei diritti fondamentali ha pubblicato un parere sulla situazione dei migranti negli hotspots (fra-2019-opinion). In particolare, su richiesta del Parlamento europeo, l’Agenzia ha aggiornato il parere del 2016 riguardante la situazione in Grecia e in Italia, anche per verificare se i 21 punti indicati nel parere siano stati attuati. Questo per monitorare il funzionamento effettivo del sistema basato sui punti di crisi (hotspot approach) funzionale, almeno nella visione della Commissione europea, ad assistere Paesi come Grecia e Italia e ad assicurare condizioni dignitose per chi arriva sul territorio europeo. Se nel 2016 il sistema ha permesso di procedere all’identificazione, alla registrazione e alla rilevazione delle impronte digitali a fronte di un aumento di arrivi attraverso la rotta del Mediterraneo centrale, l’Agenzia Ue prova ora ad accertare l’effettiva applicazione dei principi già formulati nel parere del 2016. In uno scenario, in realtà, completamente cambiato anche alla luce della chiusura di hotspot come quello di Lampedusa. In via generale, entrambi i Paesi agiscono con ritardo nella considerazione delle esigenze dei minori stranieri non accompagnati. Non solo. Malgrado gli sforzi delle autorità nazionali, i migranti non riescono ad ottenere tutte le informazioni necessarie in particolare per accedere alla domanda di protezione internazionale. Rispetto al 2016, l’Agenzia evidenzia che non vi sono stati casi di violenza per prendere le impronte digitali e ricorda l’importanza di rafforzare la protezione dei minori, troppo spesso tenuti in condizioni non appropriate. Tra il 1° gennaio e il 12 febbraio 2019, 45 minori stranieri non accompagnati sono arrivati in Italia attraverso le rotte del Mediterraneo, ma solo pochi sono passati attraverso gli hotspots. Indispensabile anche l’applicazione di misure di salvaguardia per le procedure di allontanamento. Grecia e Italia – si legge nel parere – si sono avvalsi della possibilità di non applicare la direttiva ai cittadini di Paesi terzi quando sottoposti al respingimento alla frontiera o fermati in occasione di un attraversamento irregolare via terra, mare o aria dalla frontiera esterna di uno Stato membro (articolo 2, par. 2, direttiva 2008/115 recante norme e procedure comuni applicabili negli Stati membri al rimpatrio di cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare) e non applicano un sistema di monitoraggio efficace dei rimpatri.

Come rilevato nel documento, in conclusione, con riferimento a 10 settori nei quali era richiesto un intervento effettivo, poco è stato fatto. E’ il caso della protezione internazionale, della protezione dei minori, dell’identificazione delle persone vulnerabili e delle procedure corrette di rimpatrio e di espulsione.

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