Per ricorrere a Strasburgo necessaria un’effettiva violazione della Convenzione

La Corte europea dei diritti dell’uomo chiarisce le condizioni di ricevibilità dei ricorsi a Strasburgo e frena sulla possibilità di azioni collettive basate sulla tutela di interessi generali. Con la decisione Caron e altri contro Francia (ricorso n. 48629/08), depositata il 29 giugno e divulgata il 28 luglio (http://cmiskp.echr.coe.int/tkp197/view.asp?action=html&documentId=872106&portal=hbkm&source=externalbydocnumber&table=F69A27FD8FB86142BF01C1166DEA398649
, i giudici internazionali hanno dichiarato irricevibile un ricorso chiarendo che la Convenzione non ammette la possibilità di un’actio popularis e non autorizza gli individui a ricorrere alla Corte nei casi in cui siano state adottate norme interne che appaiono in contrasto con la Convenzione, ma che non hanno ancora prodotto effetti diretti su un individuo. In questi casi, infatti, manca la qualità di vittima e il ricorso non può essere presentato anche se la legge interna sembra, a prima, vista contraria ai principi di Strasburgo.

Alla Corte  si erano rivolti diversi agricoltori francesi che si opponevano alla diffusione di colture OGM (organismi geneticamente modificati) e che avevano distrutto diverse coltivazioni. La Corte d’appello, con pronuncia confermata in cassazione, li aveva condannati respingendo la debole difesa fondata sull’esistenza di uno stato di necessità. Di qui il ricorso alla Corte europea per violazione del diritto alla salute e all’ambiente, respinto dal tribunale internazionale proprio perché la Convenzione non autorizza gli individui a rivolgersi alla Corte solo perché sono state adottate norme interne che, pur non avendo ancora leso gli individui, sembrano contrarie alla Convenzione.

1 Risposta
  • WP Themes
    agosto 18, 2010

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