La Relatrice speciale per il diritto al cibo, Hilal Elver, ha presentato al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite il rapporto relativo alla visita in Italia svoltasi dal 20 al 31 gennaio 2020, con visite in Lombardia, Lazio, Toscana, Piemonte, Puglia e Sicilia. Nel corso della 43esima sessione tenutasi il 3 marzo, il rapporto è stato approvato (A_HRC_43_44_Add.5_AdvanceUneditedVersion), malgrado il Rappresentante Permanente d’Italia alla sede di Ginevra delle Nazioni Unite avesse evidenziato le lacune presenti nel documento che, a suo avviso, non ha tenuto conto di tutte le informazioni fornite dalle autorità nazionali e, in particolare, delle iniziative a favore dei piccoli agricoltori, degli incentivi fiscali per le donazioni di cibo e delle campagne per prevenire lo spreco di alimenti, oltre a fraintendimenti sul reddito di cittadinanza (G2005534).
Vediamo il contenuto del documento della Relatrice speciale. In primo luogo, ad avviso della Elver, troppe persone dipendono dai banchi alimentari e, pur in presenza di alcune buone prassi locali, il sistema del diritto al cibo dovrebbe essere accentrato a livello nazionale, per evitare eccessive frammentazioni. Preoccupante la situazione dei lavoratori nel settore agricolo sia per i carichi di lavoro eccessivi, sia per i salari molto bassi. Inoltre, prolifera il lavoro nero, soprattutto nei casi in cui vengono utilizzati lavoratori migranti (che ricevono 2 euro l’ora a fronte di un importo minimo fissato a 7 euro) e stagionali, così come troppi lavoratori sono vittime del caporalato.
Tra le lacune, anche l’assenza del diritto cibo nella Costituzione italiana. E’ vero – scrive la Relatrice speciale – che detto diritto è immesso nell’ordinamento italiano attraverso la ratifica di numerosi trattati internazionali che, grazie all’art. 117 della Costituzione hanno rango subcostituzionale, e che è possibile interpretare estensivamente alcune norme della Costituzione, ma andrebbe inserita una specifica norma anche per garantire l’accesso alla giustizia nei casi in cui il diritto al cibo sia stato violato. In alcune regioni, come la Lombardia, è stata adottata, il 6 novembre 2015, la legge n. 34 di riconoscimento, tutela e promozione del diritto al cibo (poi ripresa anche in Piemonte e Abruzzo). Nel rapporto sono anche analizzate le situazioni della Xylella, dell’uso dei pesticidi e di alcuni fenomeni di grave inquinamento come il caso della Terra dei fuochi. Sulla situazione della povertà, la Relatrice speciale ha evidenziato che, in base a un rapporto Istat del 2018, la percentuale più alta è in Campania (16,5%) seguita dalla Lombardia (13,3%) e dalla Sicilia (12,5%). Il documento si conclude con 18 raccomandazioni all’Italia.
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