Rapporto sull’Ombudsman in Europa – Report on Ombudsman institutions in Europe

Un istituto di successo, che assicura una protezione ai cittadini vittime di cattiva amministrazione o di abusi e violazioni dei diritti umani. Diffuso, ma non in tutti i Paesi parti al Consiglio d’Europa. E’ l’Ombudsman, realtà consolidata in molti Paesi, ma che ancora non decolla in Stati come l’Italia. Lo scrive il Comitato sugli affari giuridici e i diritti umani dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa nel rapporto dal titolo “Ombudsman institutions in Europe – the need for a set of common standards”, presentato dal Relatore Richard Balfe il 20 agosto (Doc. n. 14953, ombudsman). Manca – scrive il Relatore – un modello standard unico, che possa essere seguito dagli Stati. Tuttavia, la Commissione Venezia, il 3 maggio 2019, ha adottato i Principi sulla protezione e la promozione dell’Ombudsman (Venice commission) e così il Relatore ha presentato una proposta per l’approvazione di una raccomandazione anche dall’Assemblea parlamentare. Per quanto riguarda la diffusione di questa istituzione, sono 140 i Paesi che hanno questo organo, ma nel corso degli anni alcuni Stati ne hanno indebolito l’autonomia e i poteri. Questo è avvenuto, tra gli altri, in Croazia, con una modifica legislativa del 2017, in Ucraina, in Polonia, con un taglio del budget e a Malta con diversi ostacoli frapposti nell’accesso ai documenti. Per evitare la possibilità per i diversi governi in carica di indebolire il ruolo dell’Ombudsman, la Commissione Venezia ha richiesto agli Stati l’inserimento di una copertura costituzionale e l’elezione attraverso un voto del Parlamento. Così, scrive il Relatore, andrebbe anche garantita un’immunità funzionale e tempi certi circa la durata del mandato, assicurando un budget adeguato per lo svolgimento delle attività. Tra i Paesi del Consiglio d’Europa che non hanno questa istituzione, il rapporto segnala l’Italia e la Germania.

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