Salari minimi nell’Ue: al via la seconda consultazione

I salari minimi devono essere previsti per tutti i lavoratori nello spazio Ue. Con quest’obiettivo, la Commissione europea, accelerando gli interventi a causa degli effetti sociali della pandemia di Coronavirus, ha lanciato, il 3 giugno, la seconda fase di consultazione (che segue quella del 14 gennaio 2020, con un’Unione europea ancora non toccata dalla crisi) delle organizzazioni sindacali e dei datori di lavoro sulle modalità per garantire salari minimi equi a tutti i lavoratori dell’Unione europea (C(2020)3570, Documento di consultazione). Per Bruxelles, i salari minimi, che possono essere stabiliti con contratti collettivi o per legge, servono a “offrire ai lavoratori vulnerabili una riserva finanziaria nei periodi di difficoltà”, a migliorare la produttività, a ridurre le diseguaglianze salariali nelle società, ad aumentare la domanda interna, la resilienza dell’economia e a colmare il divario retributivo di genere. A vantaggio, quindi, non solo dei lavoratori, ma anche della competitività delle imprese e dell’economia nel suo complesso. Dall’esame svolto dalla Commissione, inoltre, risulta che un lavoratore su sei nell’Unione europea è classificato come lavoratore a bassa retribuzione (con una maggioranza di donne). Per avviare la seconda consultazione, la Commissione ha adottato un documento che fornisce le diverse possibilità di intervento e un quadro della situazione negli Stati membri (SWD(2020)105). Gli interessati possono rispondere entro il 4 settembre 2020. Acquisite le proposte e i suggerimenti, la Commissione avvierà una negoziazione tra le parti sociali finalizzata o a concludere un accordo secondo l’articolo 155 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (con un ruolo limitato, quindi, del Parlamento europeo) o alla presentazione di una proposta che passerà poi all’esame del Parlamento Ue e del Consiglio. 

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