Social media e radicalizzazione in uno studio dell’Unesco

Mancano ancora prove certe sul ruolo di internet nei fenomeni di radicalizzazione, anche se i messaggi di violenza sul web attraggono i giovani. E’ quanto risulta da uno studio diffuso dall’Unesco il 29 dicembre 2017  “Youth and violent extremism on social media” (Social media) sull’utilizzo dei social media e la diffusione di comportamenti violenti che, in realtà, hanno una molteplicità di cause: dal contesto sociale a motivi economici, culturali, politici e psicologici. Nello studio, che ha analizzato dati in un periodo compreso tra il 2012 e il 2016, ponendo in primo piano l’analisi di social media come Facebook e Twitter, si sostiene che le scelte di alcuni Stati di bloccare l’utilizzo di social media sono inutili e possono essere particolarmente pericolose per la libertà di espressione. La strategia preferibile, proprio per non violare diritti umani riconosciuti nel Patto sui diritti civili e politici, è quella della diffusione di strumenti di prevenzione online.

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