Stop a test genetici predittivi per fini assicurativi

Rischio privacy a causa della raccolta dei dati genetici da parte delle compagnie di assicurazione. Per arginare questo pericolo, il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha adottato, il 26 ottobre, la raccomandazione CM/Rec(2016)8 sul trattamento dei dati personali legati alla salute per fini assicurativi inclusi dati risultanti da test genetici (privacy-e-assicurazioni). Il Comitato chiede ai Governi di garantire che i dati, anche genetici, raccolti nella stipulazione di contratti di assicurazione per coprire rischi legati alla salute non siano utilizzati con fini discriminatori. E’ vero che le compagnie assicurative hanno un legittimo interesse a valutare il rischio della persona da assicurare ma è necessario prevedere un quadro rigoroso al fine di evitare che dati genetici siano utilizzati in modo distorto. In primo piano, gli obblighi legati al consenso degli interessati e il divieto di richiedere test genetici ai fini assicurativi, divieto sancito anche dall’articolo 12 della Convenzione del Consiglio d’Europa per la protezione dei diritti dell’uomo e della dignità dell’essere umano nei confronti dell’applicazioni della biologia e della medicina: Convenzione sui diritti dell’uomo e la biomedicina adottata a Oviedo il 4 aprile 1997, in vigore dal 1° dicembre 1999 (ratificata da 29 Stati ma non dall’Italia). In base a tale norma “Non si potrà procedere a dei test predittivi di malattie genetiche o che permettano sia di identificare il soggetto come portatore di un gene responsabile di una malattia sia di rivelare una predisposizione o una suscettibilità genetica a una malattia se non a fini medici o di ricerca medica, e sotto riserva di una consulenza genetica appropriata”. Nella raccomandazione si chiede anche di vietare il trattamento dei dati dei familiari dell’assicurato a meno che non sia la legge a prevederlo.

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