Uguaglianza di genere: i Paesi del Consiglio d’Europa arrancano

 Donne al potere: ancora un miraggio nei 46 Stati membri del Consiglio d’Europa che hanno partecipato (su 47) allo studio voluto dal Comitato dei Ministri per accertare se gli obiettivi fissati nel 2003 (Raccomandazione(2003)3), ossia raggiungere un “tasso di partecipazione degli uomini e delle donne di almeno il 40% nei vari settori della vita politica e pubblica”, siano stati raggiunti. Dal rapporto diffuso ieri dal Consiglio d’Europa risulta con evidenza che gli obiettivi restano ancora scritti nel libro dei sogni (Analytical report data 2016_EN). Solo due Stati – Svezia e Finlandia – hanno ottenuto il risultato del tasso di partecipazione femminile di almeno il 40% nella Camera bassa o unica del Parlamento nel 2016; la media in Europa è del 25,6%. L’Italia ha migliorato di molto la situazione passando da una percentuale del 6,8% nel 2005 al 31,1% nel 2016, che vuol dire un più 24,3%. Tuttavia, per le elezioni regionali il quadro cambia: nel 2005 la percentuale per l’Italia era del 13,3% passata a 17,7% nel 2016 con un più 4,4% a fronte del 44,5% della Spagna e una media complessiva del 25,6%.

Bassa la proporzione media, in Europa, di donne Capi di Stato e di Governo, Presidenti di governi regionali e sindaci che è inferiore al 17%. Per quanto riguarda il settore giurisdizionale la presenza femminile nelle Corti Supreme è del 33%, a fronte del 28% nei Consigli superiori della Magistratura e del 26% nelle Corti costituzionali. La percentuale di presenza femminile più bassa è nella diplomazia (con riguardo ad ambasciatori e plenipotenziari): la media dei Paesi del Consiglio d’Europa è limitata al 13%. E anche qui l’Italia è nella bassa classifica con una presenza femminile che era dell’8% nel 2003 ed è rimasta praticamente la stessa nel 2016 (8,3%).

Cifre che – come osservato dal Segretario generale del Consiglio d’Europa Thorbjøn Jagland – mostrano che la strada per arrivare all’uguaglianza di genere è ancora lunga.

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