Varato l’accordo sulla politica economica nell’Unione europea

Rafforzerà l’euro o indebolirà l’Unione europea? Una risposta arriverà solo dopo che il cosiddetto fiscal pact adottato il 3o gennaio entrerà in vigore, dopo la firma, a marzo e la successiva ratifica di almeno 12 Stati membri dell’eurozona, il 1° gennaio 2013 (http://www.european-council.europa.eu/media/579087/treaty.pdf). Regno Unito e Repubblica Ceca si sono già sfilati dall’accordo intergovernativo che, nella migliore delle ipotesi, dovrebbe essere incorporato nel Trattato Ue entro 5 anni. Due gli obiettivi centrali imposti dal cancelliere tedesco Angela Merkel: un freno al deficit strutturale di bilancio annuale che non dovrà superare lo 0,5% del PIL (articolo 3) e una riduzione del debito pubblico che ogni anno dovrà scendere di 1/20 (articolo 4). Con buona pace delle misure strutturali di rilancio dell’economia.

Intanto, però, la scelta di adottare un accordo intergovernativo parallelo al Trattato Ue suscita non poche perplessità. Tanto più che manca un raccordo con le procedure sanzionatorie previste in caso di non rispetto delle regole in tema di deficit e bilancio. La Commissione ogni anno dovrà redigere un rapporto sulle misure messe in atto dagli Stati per rispettare l’accordo ma, in caso di inosservanze, spetta agli altri Stati membri rivolgersi alla Corte di giustizia. Un sistema certo inefficace: basti considerare che l’azione di inadempimento prevista dall’articolo 259 TFUE non è mai portata avanti dagli Stati, ma funziona unicamente grazie alla Commissione europea. In caso poi di mancato adempimento della sentenza spetta sempre agli Stati chiedere alla Corte l’adozione  di somme forfettarie o penalità (art. 260TFUE).

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