Voli per i rimpatri sotto i riflettori del Comitato europeo contro la tortura. Evidente la violazione degli standard internazionali

Il Comitato europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani e degradanti ha divulgato, il 15 dicembre, il rapporto sull’Italia all’esito della visita che si è svolta nel dicembre 2015 (CPT/Inf(2016)33 2016-33-inf-eng). Per il Comitato sono evidenti alcune violazioni soprattutto con riguardo a un volo con rotta Roma-Lagos (Nigeria) conseguenza di un’immediata espulsione di alcuni cittadini nigeriani che erano ancora in attesa del responso dei giudici di appello sulla richiesta di asilo. Un iter seguito in base a un accordo di riammissione tra Italia e Nigeria. In primo piano, le violazioni dell’Italia con riguardo agli obblighi informativi alle persone trattenute, il cui rispetto è invece indispensabile per assicurare che l’espulsione avvenga in linea con gli standard internazionali. Nel caso analizzato dal Comitato, invece, i destinatari del provvedimento erano stati informati solo il giorno prima della partenza (le donne la mattina stessa), non erano stati sottoposti a visite mediche e non avevano beneficiato dell’effetto sospensivo del provvedimento relativo all’espulsione in attesa del giudizio di appello. Dubbi, poi, anche sul pieno rispetto delle regole in materia di accesso a un legale. Un insieme di fattori negativi che fa dire al Comitato che ci sono rischi di violazione del principio di non refoulement. Di qui la richiesta di prevedere, nel caso di attuazione degli accordi di riammissione, un’attività di monitoraggio da affidare ad organismi internazionali come lo stesso Comitato. L’Italia ha tre mesi di tempo per mettere in atto le raccomandazioni del Comitato e assicurare, così, il rispetto della Convenzione europea per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti.

Qui le osservazioni del Governo italiano 2016-34-inf-eng

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