Abusi di mercato: ancora intoppi nel recepimento della direttiva Ue

Non tutti gli Stati hanno recepito correttamente la direttiva 2014/57/UE relativa alle sanzioni penali in caso di abusi di mercato, adottata per rafforzare l’integrità dei mercati finanziari e la protezione degli investitori. Lo scrive la Commissione europea nella relazione adottata il 13 marzo 2020 (COM(2020)99, COM-2020-99) sullo stato di attuazione dell’atto Ue. Al centro dell’attenzione della Commissione, le lacune nell’attuazione dell’articolo 5 sulle manipolazioni del mercato perché non tutti gli Stati hanno qualificato questa fattispecie come reato, in particolare nella parte in cui si include la conclusione di un’operazione, l’immissione di un ordine di compravendita o qualsiasi altra condotta che fornisce segnali falsi o fuorvianti relativi all’offerta, alla domanda o al prezzo di uno strumento finanziario o di un contratto a pronti su merci collegato. La direttiva, inoltre, ha delineato il quadro sanzionatorio con misure che devono essere effettive, proporzionate e dissuasive (articolo 7), con pene non inferiori a 4 anni per l’abuso di informazioni privilegiate e la manipolazione del mercato e a 2 per le comunicazioni illecite. Nell’esaminare la disciplina introdotta negli Stati membri, la Commissione ha rilevato un buon livello di attuazione. Tuttavia, uno Stato non ha rispettato il minimo previsto, abbassando la pena, mentre un Paese ha previsto la reclusione fino a 10 anni. Per le sanzioni alle persone giuridiche, in tutto lo spazio Ue sono stati introdotti regimi di responsabilità per i reati di abuso di mercato. La direttiva lasciava la scelta agli Stati tra la responsabilità penale o di altro genere e quasi tutti hanno scelto la prima opzione. Altri, invece, hanno introdotto sanzioni amministrative e civili. Restano troppo basse in tutti gli Stati membri le sanzioni pecuniarie, mentre sono state previste sanzioni diverse dalle ammende come provvedimenti giudiziari di liquidazione e l’interdizione temporanea o permanente dall’esercizio di un’attività di impresa.

Va ricordato che la Commissione europea ha avviato alcune procedure di infrazione, una delle quali nei confronti dell’Italia che ha già ricevuto la lettera di messa in mora (procedura n. 2019/2130).

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