Artico e sfruttamento dei fondali marini: gli eurodeputati chiedono una moratoria internazionale

Il Parlamento europeo chiede alla Commissione Ue e agli Stati membri di promuovere una moratoria internazionale sull’estrazione mineraria dai fondali marini, almeno fino a quando non saranno accertati gli effetti sull’ambiente dell’estrazione in alto mare. Gli eurodeputati, preoccupati dalla decisione del Parlamento norvegese del 9 gennaio 2024 di procedere all’esplorazione, in vista dell’estrazione mineraria, dei fondali marini, hanno adottato, il 7 febbraio, una risoluzione in cui chiedono a Oslo di tenere conto degli effetti negativi sugli stock ittici, sulla pesca e sull’accesso alle zone di pesca, così come sulla piattaforma continentale dell’arcipelago delle Svalbard (Artico). Gli ecosistemi dell’Artico – scrive il Parlamento Ue – hanno un’importanza fondamentale per il clima e sono particolarmente vulnerabili. Va tenuto conto, inoltre, del fatto che “l’estrazione di minerali sui fondali marini dell’Artico rischia di liberare il metano stoccato negli ecosistemi subglaciali e nei suoli di permafrost artico” e che sia l’Unione europea sia la Norvegia hanno firmato l’accordo quadro relativo alla conservazione e all’uso sostenibile della biodiversità marina delle zone non soggette a giurisdizione nazionale (BBNJ) che impone di effettuare valutazioni sull’impatto delle attività economiche sulla biodiversità in alto mare. Ad avviso degli eurodeputati, lo stato attuale delle conoscenze scientifiche non consente una valutazione accurata dell’impatto ambientale dell’estrazione mineraria dai fondali marini. È vero che la Norvegia ha predisposto un sistema di mappatura e che non è prevista l’autorizzazione automatica per le attività di estrazione, ma la moratoria dovrebbe consentire di rallentare il processo di sfruttamento anche per una migliore realizzazione di quanto stabilito nell’Alleanza verde firmata ad aprile 2023 a cui ha aderito anche la Norvegia (EU-Norway Green Alliance).

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