Strategia nell’Artico dell’Ue: necessario tenere conto delle nuove minacce

La cooperazione internazionale è necessaria per un’azione costruttiva ed efficace per bloccare le minacce che sempre di più incidono sulla stabilità nella regione artica. Non solo. Cresce l’allarme per gli effetti dovuti ai cambiamenti climatici che impongono interventi a lungo termine che vadano a tutelare l’Artico come area di pace. Per garantire un quadro strategico completo le istituzioni Ue sono intervenute congiuntamente e, il 13 ottobre 2021, Parlamento europeo, Consiglio, Comitato economico e sociale europeo e Comitato delle regioni hanno adottato il documento intitolato “A stronger EU engagement for a peaceful, sustainable and prosper Arctic (JOIN(2021)27, artico). Nel documento che, però, è poco più che una descrizione della situazione, si sottolinea che i cambiamenti climatici costituiscono la principale minaccia nella regione, considerando che la copertura dei ghiacciai è al suo livello più basso a partire dal 1850. Gli Stati artici (Canada, Danimarca, Finlandia, Norvegia, Islanda, Russia, Svezia e Stati Uniti) hanno la responsabilità principale per fronteggiare le nuove sfide e impedire la distruzione della biodiversità tipica di quei luoghi. Intanto, al di là della segnalazione dei rischi, con questa comunicazione congiunta, l’Unione europea prova a rafforzare il proprio impegno nella regione artica, soprattutto in un momento in cui si assiste a un progressivo rafforzamento militare da parte della Russia. Senza dimenticare le forti preoccupazioni dovute ai progetti della Cina nell’Artico, considerando che Pechino intende integrare la rotta del Mare del Nord nella “Belt and Road Initiative” e dare vita alla via della seta polare. Malgrado le parole e i documenti, però, appare difficile ipotizzare un ruolo davvero incisivo dell’Unione.

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