Codice europeo di diritto internazionale privato: uno studio ne svela i vantaggi

I costi della mancata adozione di norme comuni nel diritto internazionale privato sono molto elevati. Necessario, quindi, colmare i vuoti di regolamentazione in alcuni settori che pure sono essenziali per la vita dei cittadini che si spostano sempre di più e che formano famiglie transnazionali. Senza trascurare gli effetti negativi derivanti dall’assenza di una comune regolamentazione sulle società transnazionali. Il Parlamento europeo, dal 2012, ha chiesto di effettuare uno studio sui costi derivanti dalla mancata adozione di normative Ue nell’ambito del diritto internazionale privato. Nei giorni scorsi è stato diffuso uno studio di Blanca Ballester (dip) che analizza 13 aree nelle quali c’è un gap nell’intervento dell’Unione europea malgrado l’importanza dei settori ancora privi di azioni specifiche per i cittadini. Con l’adozione di una normativa Ue e di un codice di diritto internazionale privato, si precisa nello studio, vi sarebbe un risparmio di 140 milioni di euro, limitando i costi amministrativi e legali. Basti pensare che una normativa dell’Unione europea sulle unioni di fatto porterebbe a un risparmio di 8,7 milioni di euro e quella relativa a norme di diritto internazionale privato per le società a un taglio di 38 milioni. Dati sui quali occorre riflettere e che mostrano l’opportunità e il bisogno dell’adozione di un codice di diritto internazionale privato. A questo studio si affianca quello di Nick Bozeat incentrato sulle prospettive del codice di diritto internazionale privato e su una dettagliata analisi settoriale ricca di casi pratici, con un occhio alle differenze nei sistemi di diritto internazionale privato degli Stati membri (dip2).

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