Consiglio per i diritti umani: sì alla sospensione della Russia

L’Assemblea generale ha adottato, il 7 aprile 2022 (qui la bozza A_ES-11_L.4-EN), la risoluzione con la quale ha deciso la sospensione della Russia dal Consiglio per i diritti umani (qui il dibattito che ha portato al voto della risoluzione https://www.youtube.com/watch?v=9FGQiXVy-rE). Con 93 voti a favore, 24 no e 58 astensioni, i Paesi membri dell’Onu hanno raggiunto la maggioranza dei due terzi, dei presenti e votanti, per fare scattare la sospensione in linea con la risoluzione 60/251 con la quale è stato istituito il Consiglio ed è stato previsto che l’Assemblea generale possa procedere in questa direzione in caso di gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani da parte di uno dei suoi membri (Human Rights Council 60:251). Intanto, la Russia, il 7 aprile, ha comunicato il proprio ritiro dal Consiglio per i diritti umani, pur precisando che la “decision for early termination of our HRC membership does not mean we step back on our international obligations in the area of human rights”, qualunque cosa voglia dire considerando che certo la Russia da molti anni calpesta in modo sistematico i diritti  umani e reprime le libertà fondamentali (ritiro Russia). In effetti va detto che la Russia anche molto tempo prima del conflitto si trovava nella situazione di uno Stato “that commits gross and systematic violations of human rights”, anche tenendo conto delle azioni di repressione nei confronti dei dissidenti, di giornalisti e di attivisti dei diritti umani, ma certo con il conflitto la situazione è diventata ancora più grave, al di là dell’accertamento dei crimini commessi sul territorio ucraino.

La richiesta della sospensione era arrivata il 5 aprile da alcuni Stati (Lettera sospensione). Tra i Paesi che hanno votato contro la sospensione Russia, Cina, Cuba, Corea del Nord, Iran, Siria, Vietnam; gli astenuti sono stati India, Brasile, Sud Africa, Messico, Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Giordania, Qatar, Kuwait, Iraq, Pakistan, Singapore, Tailandia, Malesia, Indonesia e Cambogia. Va detto che molti Stati si sono astenuti non per un supporto alla Russia quanto piuttosto per la volontà di non creare precedenti che potrebbero poi riguardare altri Stati che si trovano costantemente in una situazione di gravi violazioni dei diritti umani.

Il Rappresentante della Cina ha dichiarato di opporsi per evitare la “politicization of human rights as well as the application of pressure on certain States in the name of such rights. A hasty move in the Assembly had forced countries to choose sides, setting new precedents, he said. A move to deprive a State of its legitimate membership in the Human Rights Council should be founded on facts and not through a text whose drafting had not been conducted in an open fashion”. 

Questa la posizione della Russia secondo la quale la risoluzione “has no relationship to the actual human rights situation on the ground, adding that it is an attempt by the United States to maintain its dominant position and an attempt at human rights colonialism in international relations.  It is also an attempt to move those who wish to conduct an independent foreign policy to the periphery of international relations”. Va ricordato, altresì, che nel Preambolo della risoluzione 60/251 si precisa che “that peace and security, development and human rights are the pillars of the United Nations system and the foundations for collective security and well-being” e si riconosce “that development, peace and security and human rights are interlinked and mutually reinforcing”.

E’ la seconda volta che viene adottato dall’Assemblea generale un provvedimento di sospensione dal Consiglio per i diritti umani: la prima volta era toccato alla Libia a causa delle gravi e massicce violazioni dei diritti umani commessi da Gheddafi nei confronti della popolazione. In quell’occasione l’atto era stato adottato per consensus con la Cina che aveva chiarito che la risoluzione non doveva costituire un precedente (risoluzione 65/265 del 3 marzo 2011, 65:265).

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